L’immigrazione in Italia dagli anni ’70 al 2000
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Dagli anni ’70 del 1900 alla fine degli anni ‘90, l’Italia ha vissuto una trasformazione strutturale nel suo rapporto con i fenomeni migratori, passando da paese di emigrazione a paese di immigrazione. Nella fase iniziale degli anni ’70 l’immigrazione in Italia era numericamente contenuta e prevalentemente composta da ingressi individuali o temporanei. I principali gruppi erano rappresentati da cittadini provenienti da ex colonie italiane (Eritrea, Somalia), lavoratori stagionali da Tunisia e Marocco, e migranti dalle Filippine impiegati nel lavoro domestico. L’immigrazione era priva di una regolamentazione sistematica e la presenza straniera non era ancora percepita come un fenomeno sociale rilevante. Durante il decennio successivo, l’incremento dei flussi migratori ha reso evidente la necessità di strumenti normativi per la gestione dell’immigrazione. La Legge Foschi (L. 943/1986) ha rappresentato il primo provvedimento organico in materia, introducendo tutele per i lavoratori extracomunitari e aprendo la strada alla regolarizzazione di molti stranieri già presenti sul territorio. In questa fase si assiste a una graduale stabilizzazione della presenza straniera, con un’occupazione concentrata in settori a bassa tutela contrattuale come edilizia, agricoltura e servizi alla persona. L’immigrazione assume un carattere strutturale negli anni ‘90. I flussi si diversificano geograficamente (con arrivi significativi dai Balcani, dall’Europa orientale post-sovietica, dall’Africa sub-sahariana e dall’Asia), e la popolazione straniera residente aumenta rapidamente. La Legge Martelli (L. 39/1990) introduce per la prima volta un quadro normativo che distingue tra ingresso per lavoro e per motivi umanitari. A fine decennio, la Legge Turco-Napolitano (D.Lgs. 286/1998) consolida un sistema basato su programmazione dei flussi, centri di permanenza temporanea e politiche di integrazione. L’immigrazione diventa una componente stabile del mercato del lavoro e del tessuto urbano italiano, con effetti visibili anche nel sistema scolastico e nei servizi sociali.