L'immigrazione in Italia in epoca moderna
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L’immigrazione in Italia in epoca moderna fu un fenomeno molto diverso rispetto a quello contemporaneo: più limitata nei numeri, ma significativa per gli effetti culturali, economici e religiosi. Un fenomeno frastagliato che si svolge in un’Italia non unificata, divisa in numerosi stati (es. Stato Pontificio, Regno di Napoli, Ducato di Milano, Repubblica di Venezia), ognuno con proprie leggi e rapporti internazionali e ne riflette l’eterogeneità. L’italia è un Crocevia del Mediterraneo, un punto di transito tra Nord Europa, Africa e Medio Oriente, specialmente le città portuali come Venezia, Genova, Livorno e Napoli.
L’immigrazione, in questa epoca, è eminemente Immigrazione economica e commerciale, costituita in gran parte da Mercanti stranieri: Veneziani, genovesi, ma anche ebrei sefarditi, armeni, greci e levantini si stabilirono in città portuali per il commercio oppure Banchieri e artigiani, come ad esempio, molti banchieri tedeschi e fiorentini si spostarono in altre città italiane per gestire attività finanziarie. Nel contempo vi è una importante componente di Immigrazione religiosa fra cui Ebrei sefarditi: dopo l’espulsione dalla Spagna (1492) e dal Portogallo (1497), molti ebrei trovarono rifugio in città italiane tolleranti (es. Livorno, Venezia, Ancona); Protestanti e riformati: alcuni gruppi protestanti si rifugiarono temporaneamente in Italia, ma la Controriforma li ostacolò severamente. Nei flussi sono presenti anche rifugiati politici o religiosi alcuni intellettuali greci e balcanici fuggiti dall’Impero Ottomano si stabilirono in Italia, portando con sé testi antichi e saperi, contribuendo al Rinascimento.
Le dinamiche del periodo sono quindi da studiarsi a livello locale: ad esempio Livorno fu uno dei pochi porti franchi d’Europa, aperta a tutte le religioni e popolazioni (ebrei, musulmani, greci ortodossi, ecc.). Mente Repubblica di Venezia: pur mantenendo il controllo, favoriva la presenza di comunità straniere utili al commercio (armeni, ebrei, greci). Le comunità immigrate crearono quartieri etnici, sinagoghe, chiese ortodosse, e lasciarono influenze nell’arte, nella cucina, nella lingua e nella scienza, infatti grazie a queste comunità di migranti intellettuali e religiosi, l’Italia si arricchì di nuove conoscenze in campo filosofico, medico e scientifico