Le emigrazioni tra le due guerre
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L’emigrazione italiana tra le due guerre mondiali (1918-1939) fu influenzata da diversi fattori economici, politici e sociali. Dopo la fine della Prima Guerra Mondiale, l’Italia attraversò una crisi economica e sociale che spingeva molti italiani a cercare migliori opportunità all’estero, in particolare in America, dove erano già presenti grandi comunità italiane, per questo motivo gli stati Uniti attuarono politiche di regolamentazione del flusso d’immigrazione da certi paesi come l’Italia (1924) a questo seguì la crisi del ’29 per cui tutti i paesi americani chiudono all’immigrazione. La disoccupazione, l’inflazione e la povertà nelle campagne italiane contribuirono a mantenere alta la spinta migratoria, che però a questo punto si dirige verso l’Europa. Nel contempo il regime fascista cerca di dirigere l’emigrazione vero aree interne bisognose di sviluppo (bonifiche nel centro sud), verso le colonie africane e verso la Germania nazista alla quale è offerta manodopera in cambio di materie prime. Inoltre, pur se non esplicitamente, il regime favorisce le migrazioni verso il triangolo industriale e verso la capitale, che comincia una crescita demografica inarrestabile diviene la città più popolosa d’Italia.