Ruolo della chiesa dal 1800 ad oggi
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Dalla metà del XIX secolo fino ai giorni nostri, la Chiesa cattolica ha svolto un ruolo fondamentale nell’accompagnare i fenomeni migratori, spesso intervenendo là dove le istituzioni statali erano assenti o inadeguate. In un’epoca segnata da massicce ondate migratorie — inizialmente dall’Europa verso le Americhe e successivamente da Sud a Nord del mondo — la Chiesa si è fatta presenza solidale accanto ai migranti, offrendo non solo assistenza materiale, ma anche un sostegno spirituale e identitario.
Nel corso dell’Ottocento, con l’intensificarsi delle partenze dall’Italia e da altri paesi europei, furono numerosi i sacerdoti, religiosi e missionari che seguirono le comunità migranti nei luoghi di destinazione, fondando parrocchie, scuole e centri di accoglienza. Le Congregazioni religiose e le prime organizzazioni cattoliche per i migranti — come l’Opera Bonomelli in Italia e i Missionari di San Carlo – Scalabriniani o l’attività pionieristica di Santa Francesca Cabrini negli Stati Uniti — rappresentano esempi significativi di questa attenzione pastorale.
Nel Novecento, e soprattutto nel secondo dopoguerra, la Chiesa ha ampliato la sua azione, divenendo anche voce profetica in difesa dei diritti dei migranti, spesso anticipando i temi oggi al centro del dibattito pubblico: l’accoglienza, l’integrazione, la dignità del lavoro, il diritto a non migrare.
Con il Concilio vaticano II e i successivi pontificati, il magistero ecclesiale ha progressivamente sviluppato una teologia delle migrazioni, riconoscendo nei migranti non solo dei soggetti da assistere, ma portatori di un messaggio evangelico.
Oggi, in un contesto globalizzato e spesso segnato da nuove forme di esclusione e xenofobia, la Chiesa continua a operare a fianco dei migranti attraverso organismi come la Sezione Migranti e Rifugiati del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, le Caritas nazionali e le migliaia di comunità locali sparse nel mondo. Il suo ruolo, ancora una volta, è quello di “Chiesa in uscita”, capace di riconoscere nel volto del migrante quello di Cristo stesso, e di farsi ponte tra culture, popoli e fedi diverse.