
24 ottobre: una data che parla di pace e umanità
Nazioni Unite e migrazioni: costruire un futuro condiviso di dignità, diritti e cooperazione
Il 24 ottobre si celebra la Giornata Mondiale delle Nazioni Unite, istituita per ricordare l’entrata in vigore della Carta dell’ONU nel 1945. In quel documento, firmato dopo le ferite profonde della Seconda guerra mondiale, i popoli del mondo affermavano la volontà di “salvare le future generazioni dal flagello della guerra”, promuovere i diritti umani, la giustizia, la cooperazione tra Stati.
Oggi, ad ottant’anni da allora, uno dei principali campi in cui questi ideali vengono messi alla prova è quello delle migrazioni globali. Guerre, disastri climatici, povertà e disuguaglianze costringono milioni di persone a partire – spesso non per scelta, ma per necessità. Parlare di Nazioni Unite significa allora interrogarsi su come il mondo risponde a chi chiede protezione, dignità futuro.

Migrazioni: fenomeno strutturale, non emergenza
Secondo UNDESA (2024), i migranti internazionali sono 304 milioni, pari al 3,7% della popolazione mondiale, quasi il doppio rispetto al 1990. Le persone costrette a sfollare sono 123 milioni: di queste, oltre 43 milioni sono rifugiati e 8 milioni richiedenti asilo. I bambini rappresentano il 29% della popolazione mondiale, ma il 40% delle persone sfollate (UNHCR, 2024).
La migrazione è parte della storia dell’umanità. Ciò che è cambiato non sono solo le cause – conflitti, persecuzioni, ricerca di lavoro e diritti –, ma la scala globale e la vulnerabilità di chi migra.
Accanto alle guerre, cresce il peso della crisi climatica: desertificazione, inondazioni, innalzamento del mare rendono invivibili interi territori. In Africa, già oggi oltre 8 milioni di persone sono sfollate per ragioni ambientali; le stime parlano di fino a 216 milioni di migranti climatici entro il 2050 (IPCC-ONU).
Per questo le migrazioni sono una responsabilità condivisa: una sfida che richiede cooperazione multilaterale, proprio nello spirito dell’ONU.

L’impegno delle Nazioni Unite per i diritti dei migranti
L’ONU ha creato organismi e strumenti per proteggere le persone in movimento:
- UNHCR (Alto Commissariato ONU per i Rifugiati): tutela chi fugge da guerre e persecuzioni, garantendo asilo, protezione e percorsi di reinsediamento.
- UNICEF, UN Women, OHCHR: proteggono in particolare i minori, le donne, le vittime di tratta e difendono i diritti umani universali.
Tra i principali riferimenti normativi:
Convenzione di Ginevra del 1951 e Protocollo del 1967 sullo status di rifugiato;
Global Compact for Migration (2018), su cui nel 2024 è stato pubblicato il Rapporto di attuazione del Segretario Generale ONU;
Agenda 2030, in particolare il target 10.7, che invita a facilitare una migrazione sicura, ordinata e regolare.
La migrazione – forzata o volontaria – non è solo vulnerabilità: è anche risorsa umana, sociale ed economica per i Paesi di origine, transito e destinazione.
Pace, migrazioni e diritti umani: un filo che lega le storie
Quando la pace viene meno, la migrazione diventa sopravvivenza. Accade in Ucraina, in Siria, in Afghanistan, nel Sahel, dove milioni di persone sono costrette a lasciare tutto.
Ma migrare significa anche resistere, ricostruire, cercare sicurezza e futuro.
Particolarmente vulnerabili sono donne e minori, spesso esposti a violenze, tratta, sfruttamento. Eppure, proprio loro, con la loro resilienza, mostrano la capacità di rigenerare comunità, culture, economie.
Le contraddizioni della comunità internazionale
Mentre l’ONU proclama l’universalità dei diritti umani, molte politiche nazionali vanno nella direzione opposta: chiusura delle frontiere, muri e fili spinati, esternalizzazione dei confini verso Paesi terzi, respingimenti in mare o nel deserto, criminalizzazione della solidarietà.
È una contraddizione evidente: difendere i diritti, ma temere chi li invoca attraversando un confine.
Buone pratiche e semi di speranza
Accanto alle chiusure, esistono esempi che incarnano lo spirito delle Nazioni Unite:
corridoi umanitari promossi da associazioni e organizzazioni religiose, programmi di reinsediamento dell’UNHCR, progetti di inclusione locale, reti di solidarietà civile, ONG, comunità religiose che costruiscono ponti culturali.
In molti casi sono proprio i migranti – con le loro storie, il loro lavoro, la loro voce – a diventare protagonisti attivi di trasformazione, di dialogo e di pace sociale. Uno dei più recenti progetti della Fondazione CSER è volto proprio a dare voce alle donne migranti tramite un programma di formazione nel settore della comunicazione sociale.
“Noi popoli delle Nazioni Unite…”
Il preambolo della Carta ONU inizia con tre parole potenti: “Noi, popoli delle Nazioni Unite…”. Non “noi Stati”, non “noi governanti”: noi persone, con uguale dignità e diritti.
La migrazione, se letta con questo sguardo, non è minaccia ma un’occasione.
È possibilità di incontro, di sviluppo sostenibile, di costruzione giustizia sociale.
Oggi più che mai, celebrare la Giornata delle Nazioni Unite significa ricordare che la pace non è soltanto assenza di guerra, ma capacità di convivere nelle differenze, di proteggere i vulnerabili, di riconoscere l’altro come parte della nostra stessa storia.
António Guterres, Segretario Generale dell’ONU ha dichiarato: “La migrazione è un fatto di vita (…) urgente necessità di una governance delle migrazioni sicura e radicata nella solidarietà, nel partenariato e nel rispetto dei diritti umani.”
Noi, come scalabriniani, la solidarietà e la protezione dei diritti umani dei migranti l’abbiamo scelta da prima che l’Onu nascesse: stare accanto ai migranti, camminare con loro, costruire comunità, scuole, ospedali. Oggi rinnoviamo questo impegno e auspichiamo che i popoli e le istituzioni delle Nazioni Unite scelgano altrettanto.
(Carola Perillo)

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