
17 ottobre – Giornata Mondiale per l’Eliminazione della Povertà
17 ottobre – Giornata Mondiale per l’Eliminazione della Povertà
Tra disuguaglianze globali, migrazioni forzate e nuove povertà in Europa
Ogni 17 ottobre il mondo celebra la Giornata Mondiale per l’Eliminazione della Povertà, istituita dalle Nazioni Unite nel 1992 per dare voce a chi vive in condizioni di privazione materiale, sociale e culturale. Un richiamo potente al primo Obiettivo dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, quello di “porre fine ad ogni forma di povertà nel mondo” (Obiettivo 1). Ma a dieci anni dalla sua adozione, il traguardo sembra ancora lontano.
Povertà e migrazioni: la ricerca di una vita dignitosa
La povertà estrema resta una delle principali cause delle migrazioni forzate, soprattutto nei Paesi dell’Africa subsahariana, dell’Asia meridionale e dell’America Latina. La scarsità di risorse, l’erosione dei terreni agricoli e la disoccupazione giovanile spingono intere famiglie a lasciare la propria terra in cerca di sopravvivenza. Non dimentichiamo che l’emigrazione storica italiana che dal 1976 al 1914 vide emigrare bel 14 milioni di italiani su una popolazione complessiva di poco più di 38 milioni (nel 1914), nacque dallo stesso disagio di estrema povertà.
Partire per salvarsi, perdersi in una nuova nazione
Purtroppo la povertà non finisce con la partenza. Al contrario, molti migranti si ritrovano intrappolati in una condizione di marginalità economica nei Paesi di arrivo: lavori precari, salari bassi, esclusione dai sistemi di welfare, barriere linguistiche e discriminazioni ne impediscono l’integrazione piena.
In Europa, le ricerche dell’OCSE mostrano come i migranti siano sovrarappresentati nei lavori a basso reddito e spesso vivano in condizioni abitative difficili. La povertà economica si intreccia così con la povertà sociale, in una spirale che limita le opportunità di emancipazione. L’Agenda 2030 richiama l’urgenza di “non lasciare indietro nessuno”, ma la realtà dei fatti rivela quanto questo principio resti ancora disatteso.
Le nuove povertà: la crisi delle classi medie
Un fenomeno sempre più evidente è quello delle nuove povertà, che colpiscono le classi medie anche nei Paesi con economie più avanzate. L’inflazione, la precarietà del lavoro, la stagnazione dei salari e l’aumento del costo della vita stanno erodendo il potere d’acquisto delle famiglie europee.
Secondo Eurostat, oltre 95 milioni di persone nell’Unione Europea rischiano oggi l’esclusione sociale o la povertà. In Italia, si parla di più di 5,7 milioni di individui in povertà assoluta, il valore più alto degli ultimi vent’anni. Un segnale che la crisi non è più confinata ai margini, ma attraversa l’intera struttura sociale.
Questa “impoverimento del ceto medio” mette in discussione la sostenibilità dei modelli economici basati sulla crescita illimitata e sull’accumulazione, e richiama alla necessità di politiche pubbliche più inclusive e redistributive: accesso equo all’istruzione, al lavoro dignitoso (Obiettivo 8 dell’Agenda 2030), alla salute e all’abitazione.
Povertà come questione di giustizia globale
Eliminare la povertà non significa solo aumentare il reddito, ma restituire dignità, diritti e partecipazione. Significa affrontare le disuguaglianze strutturali che generano esclusione: disuguaglianze di genere, di origine, di classe, di accesso alle risorse.
In un mondo interconnesso, la povertà non è un destino individuale, ma una responsabilità collettiva.
In questo contesto non possiamo non ricordare l’esortazione apostolica Dilexi te di papa Leone XIV, Dilexi te che propone un rinnovato invito a riconoscere nei poveri e nei migranti il volto stesso di Cristo e a costruire una Chiesa che cammina con loro, “povera e per i poveri”. Nel ricordare che la lotta alla povertà è una sfida ed un impegno che continua, vi rimandiamo alla lettura delle riflessioni del Presidente del centro Studi Emigrazione.
La Giornata del 17 ottobre è dunque un’occasione per riflettere, ma anche per agire: per sostenere chi vive ai margini, per promuovere modelli economici più equi, e per dare piena concretezza a un impegno globale che resta, ancora oggi, la più grande sfida del nostro tempo.

(Carola Perillo)

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