Biblioteca digitale

Migrazioni e teologia. Sviluppi recenti
L’idea di questo dossier è nata dopo che il CSERPE aveva pubblicato una rassegna bibliografica su saggi e volumi dedicati alla lettura o ap­profondimento biblico-teologico del fenomeno migratorio1 • La consi­stenza numerica di questi scritti e la loro eterogeneità ci hanno indotto a chiedere a studiosi delle varie scienze teologiche di fare il punto della situazione, mettendo in luce le lacune, il progresso della riflessione e i campi di ricerca ancora inesplorati. Di fronte alle trasformazioni in at­to, che portano all’affermarsi di società sempre più pluriculturali e plu­rireligiose, risulta quanto mai urgente che le scienze teologiche svilup­pino percorsi interpretativi adeguati.
Per comprendere appieno il ruolo che le migrazioni giocano nella società e nella Chiesa, la raccolta è preceduta da un approfondito esa­me di Lorenzo Prencipe sulle numerose ricerche condotte da sociologi ed antropologi sul nesso “migrazioni-religione”. Questi ricercatori sot­tolineano i cambiamenti che gli immigrati, portatori di stili di vita, strutture organizzative ed espressioni religiose nuovi, determinano nelle comunità religiose tradizionali e le sfide che comporta il passag­gio da una struttura monoculturale ad una multiculturale.

Approcci postcoloniali alle danze e musiche etniche per un dialogo interculturale
Approches postcoloniales des danses et musiques ethniques pour un dialogue interculturel

Con le migrazioni, tutte le città europee sono entrate in un processo di mutazione sociale che porta le rispettive popolazioni a diventare multiculturali. Allo stesso tempo, in questo nuovo contesto, si osserva sempre più una certa rinascita di espressioni identitarie nazionali, re­gionali, religiose. Si nota anche una appropriazione, o a volte una ri­appropriazione, di pratiche provenienti da altre realtà culturali, fino a farle diventare nuovi riferimenti culturali. La musica e la danza non sfuggono a tali nuovi fenomeni. È in questo contesto che un numero crescente di residenti europei vogliono imparare le danze e le musiche cosiddette “etniche”, soprattutto le danze ”latine” (salsa, merengue, sam­ba, rumba, tango argentino, capoeira) o quelle negro-africane e orien­tali. La stessa riflessione vale per la musica, di cui le percussioni sono l’esempio più eclatante. Questo nuovo interesse culturale porta con sé un’offerta crescente di corsi ad hoc, dispensati da scuole o centri di dan­za e di musica, da centri sportivi e di fitness o anche da discoteche. Ora, la metodologia di buona parte di questi corsi è priva di qualsiasi dimensione interculturale.

Gli italiani in Australia. Nuovi spunti di riflessione
In Australia, the first State Government that endorsed the policy
of multiculturalism was the NSW Government, with the launch in May 1984 of the Ethnic Affairs Policy Statements initiative. The policy aimed at guaranteeing equality of access to government services to people of non English-speaking background, until then structurally marginalised by the dominant culture. It was meant to be a significant agent of change, an initiative promoting positive discrimination. Its ultimate goal was to change society by making it more representative-in its politica!, social, economie and medianic centres of power – of the cosmopolitan mix that Australia has always been. The flurry of institutions, research academies, conferences and publications which flourished during the 1980s and 1990s in the pursuit of making it a reality slowly, but inexorably lost their significance and, as Italian writer Tornasi di Lampedusa once said, everything changed to remain just the same. To a large extent, migrants were successfully kept outside the stanza dei bottoni, the decision-making centres of power.

La stampa di emigrazione italiana

Stampa “in e di” emigrazione. Informazione nell’ottica della “formazione”
È già stato detto che le grandi realtà vengono alla luce discre­tamente. Se ascoltassimo con attenzione, potremmo percepire – nonostante il fracasso di imperi e nazioni – il leggero fremito d’ali, il lieve risveglio della vita e della speranza. Alcuni dicono che la speranza risiede in una nazione; altri, in un uomo. Io cre­do invece che essa è generata e sostenuta da milioni di persone i cui gesti quotidiani sconfessano le più crude frontiere della sto­ria. Brilla, in questo modo, per un istante la verità-sempre mi­nacciata – che ogni uomo, sul fondamento delle proprie gioie e sofferenze, costruisce per tutti» (Albert Camus)
Questa citazione di Camus può fare da cornice a questo numero di Studi Emigrazione consacrato al ruolo della stampa “in e di emigrazio­ne” nel leggere, capire e accompagnare il secolare processo migratorio italiano. Infatti, sulla falsariga del rapporto che l’uomo ha con la socie­tà, anche le numerose e spesso sconosciute pubblicazioni nate in emi­grazione o destinate agli emigrati italiani (che chiameremo, per sem­plificare, “stampa migrante”) hanno contribuito, nella diversità dei contesti, dei momenti storici e degli approcci ideologici, a mantenere, creare e ricreare un legame sia tra gli italiani, che per ragioni politiche o economiche hanno emigrato, sia tra questa parte d’Italia fuori Italia e l’Italia, sia tra i paesi di destinazione ed il paese di provenienza.

Migrazioni e sviluppo nell’Africa sub-sahariana
All’inizio di questo millennio fattori economici, sociali, ambientali e culturali rimettono l’Africa in discussione. Nelle nazioni africane il peso dei problemi legati alla povertà, all’ambiente e ai cambiamenti climatici, per citarne soltanto alcuni, spingono a riflettere sul ruolo che la diaspora potrebbe avere nel migliorare il benessere della popolazio­ne. L’attenzione dei (macro)economisti e di molti finanziatori interna­zionali si è a lungo e sino a un periodo relativamente recente concen­trata esclusivamente sul problema degli aiuti allo sviluppo come stru­mento di lotta alla povertà. Articolata sulle relazioni fra gli Stati, la po­litica di cooperazione allo sviluppo non ha finora integrato e ancor me­no valorizzato l’apporto della diaspora nella crescita delle nazioni afri­cane. A tal proposito le riflessioni istituzionali sono ancora molto circo­scritte, ma possiamo osservarne i primi significativi passi in alcune istituzioni, per esempio nell’Unione europea. Oggi abbiamo una lette­ratura sempre più abbondante sui legami fra migrazione e sviluppo in Africa 1. Il recente interesse dei ricercatori per questa problematica è auspicabile che cresca, perché permetterà di disporre di una «massa critica» di studi in un settore ancora contrassegnato da troppe dichia­razioni di meri buoni intenti.

Migrazioni, identità e intercultura: il contributo di Charles Taylor e Will Kymlicka

La preparazione di questo dossier1 ha preso più tempo del previsto, ma proprio tale ritardo ci ha aiutato a focalizzare alcuni problemi ine­renti alla discussione italiana degli scritti di Charles Taylor2 e Will Kymlicka3. In parte le difficoltà da noi incontrate derivavano dall’ecces­siva presunzione del progetto iniziale: sulla scia di alcune riflessioni di Flavio Baroncelli avevamo infatti previsto di affrontare la dimensione nordamericana dei due autori e quindi di verificare se le coordinate da essi offerte potessero essere riprese nel contesto europeo. però, riflettevano e riflettono la questione più generale dell’approccio italiano ad autori canadesi, appartenenti cioè a un universo culturale che non è europeo né statunitense, ma apparentato ad entrambi. Nel corso della nostra ricerca abbiamo compreso come i temi da trat­tare fossero troppi, andando dallo specifico canadese all’attuale con­giuntura mondiale. Tali tematiche non prevedevano inoltre la sola esplorazione del nostro presente, ma esigevano persino la ricostruzione della storia occidentale degli ultimi quattro secoli.

Circolazioni, sedentarizzazioni e transiti nell’area del Mediterraneo

Dagli anni Novanta del XX secolo, i movimenti delle popolazioni me­diterranee hanno assunto una nuova visibilità sulla scena migratoria internazionale. I saggi proposti in questo numero di Studi Emigrazione approfondiscono alcuni aspetti di queste forme di circolazione, sedenta­rizzazione e transito adottando come punto di vista quello dei migranti che si spostano lungo le sponde meridionali e orientali mediterranee. Questo sguardo decentrato rispetto all’Europa restituisce un’immagine multiforme del fenomeno e apre il dibattito su alcuni nodi concettuali problematici. In modo particolare, l’intreccio e la sovrapposizione fra movimenti di popolazione attuali e passati e le connessioni fra il livello globale, nazionale e locale sollevano la delicata scelta del Mediterraneo come categoria pertinente e specifica nello studio delle migrazioni. I fatti migratori restituiti dagli autori possono essere considerati come un tratto specifico del Mediterraneo oppure, situandosi nel Mediterraneo, essi ci interrogano sulle configurazioni migratorie attuali? Le ricerche presentate documentano l’instabile delimitazione esi­stente fra “migrazioni nel Mediterraneo” e “migrazioni del Mediterra­neo”.

Immigrati e stranieri al censimento del 2001
Paese di nascita e cittadinanza sono due dei caratteri che vengono più frequentemente utilizzati per individuare gli stock di riferimento nello stu­dio delle migrazioni internazionali. E evidente che, avendo come riferimen­to gli stock, si analizza un processo continuo nel tempo, come le migrazioni, valutandone la “sedimentazione” in un determinato istante e rinunciando a coglierne quell’aspetto dinamico che ne è componente essenziale.
D’altra parte, questo modo di procedere trova una sua giustifica­zione nell’assenza o nei limiti evidenti delle rilevazioni correnti dei flussi migratori 1, i quali impongono il ricorso ad altri strumenti di rile­vazione che sono in grado di fornire spesso un dettaglio informativo molto più fine e articolato delle statistiche disponibili sui flussi. È il ca­so appunto dei censimenti che qui consideriamo.
Un secondo punto critico riguarda le popolazioni di riferimento che è possibile cogliere utilizzando il paese di nascita o la cittadinanza de­gli individui.

America latina: emigranti, nazioni, identità

L’America latina dalla metà dell’Ottocento ad oggi è stata meta e origine di flussi migratori importanti da e verso altri continenti. Gli studi contemporanei, di cui i saggi qui presentati sono un esempio si­gnificativo, indagano un tema comune: il nesso, spesso ambiguo e sfug­gente, tra identità individuali e collettive e fenomeno migratorio. Qua­le è stato il contributo degli europei e degli asiatici alla formazione del­le nazioni latinoamericane tra Otto e Novecento? Quale è stato il per­corso attraverso il quale i nuovi arrivati hanno ridefinito la loro identi­tà in un bilancio difficile tra il proprio passato, il proprio presente e il futuro? Oggi i latinoamericani emigrati in Europa ripercorrono un analogo processo di trasformazione identitaria e le nazioni europee ri­definiscono la propria immagine come società di immigrazione. Quali sono le caratteristiche di questi processi? Come si possono cogliere e rappresentare? Quali sono le fonti da interrogare?
Gli studiosi, autori dei saggi qui riuniti, cercano di rispondere a queste domande da angolature diverse. Comune a molti di loro è l’uso di interviste e storie di vita: l’intreccio tra ricerca storica e ricerca an­tropologica appare particolarmente ricco di potenzialità. Sono prese in considerazione nuove fonti e nuove metodologie. Internet offre indica­zioni preziose sulle motivazioni ed i progetti degli emigranti nei forum in cui ci si scambia informazioni, consigli, idee, speranze. Sono le nuove “lettere degli emigranti”, disponibili in tempo reale. Lo studio delle re­ti, della trama di relazioni che l’immigrato nel nuovo paese stabilisce con altri immigrati di varia provenienza e con gli abitanti locali, ap­pare un nuovo fecondo campo di studio, così come è stato in passato con le catene migratorie.

Cinema ed immigrazione

Nell’ambito della ricchissima bibliografia sul conte Dracula è stato ipotizzato che il successo di questo personaggio sia legato non tanto a una più o meno oscura preistoria letteraria, ma al fatto che offra una facile metafora per descrivere l’arrivo dell’immigrato. L’equiparazione fra quest’ultimo e il principe dei vampiri permette infatti di visualizza­re l’immigrato come sgradito e non invitato ospite che invade il terreno altrui e ne divora gli elementi vitali1. In effetti, soprattutto nella lette­ratura e nel cinema britannico e statunitense, il vampiro è uno stranie­ro venuto a rubare la vita stessa all’autoctono. Con l’andare del tempo questo stereotipo si è tuttavia consumato e alcune pellicole (comunque non britanniche, né statunitensi) hanno iniziato a ironizzare su tale connotazione. In Dracula père et fils (1976) di Édouard Molinaro l’ari­stocratica famiglia transilvanica è obbligata a emigrare, perché il ca­stello è sequestrato dal regime comunista. Il vecchio conte (interpreta­to da Christopher Lee) si trasferisce in Gran Bretagna e diviene una star, mentre il figlio riesce soltanto a trovare lavoro come operaio in Francia e a scoprire chi sono i veri vampiri, cioè i padroni che sfruttano clandestini ed illegali.

Gli atti terroristici a Londra, con il loro carico di morte e di vittime innocenti, hanno colpito in modo grave il futuro di una pacifica convivenza. Le bombe nascoste negli zaini hanno dilaniato anche i corpi dei criminali; ma quando a loro è stato dato un volto e un nome e ci si è resi conto che erano immigrati nati e cresciuti in terra inglese, ad essere colpite sono state tutte le società multietniche.

Non ho intenzione di creare conflitti di interesse tra chi è in terra; per “color che son sospesi” e vivono a mezz’aria, alcun problema si pone. Ma alcuni pensieri del Presidente della Repubblica Ciampi me ne hanno richiamati altri del Beato Scalabrini, per la loro evidente somiglianza.

Con molta troppa facilità si evoca lo “scontro di civiltà” come un pericolo imminente, la deriva verso cui si sta scivolando, l’esito minaccioso dell’incontro tra popoli culturalmente diversi al seguito delle migrazioni.

Abbiamo alcuni proverbi che elogiano la lentezza. Peccato me ne venga in mente uno solo, ” Chi va piano va sano e va lontano”, che proprio non si addice al regolamento di attuazione della legge Bossi-Fini pubblicato con più di due anni di ritardo.

I filippini sono forti, nel senso giovanilistico del termine: buoni, bravi, interessanti, sorprendenti. E, senza nulla aggiungere, a tenuta stagna, perché hanno saputo sopravvivere a secoli di conquiste, usurpazioni e umiliazioni. Sono arrivati ad oggi con non meno difficolta dopo decenni di dittature, mantenendo intatta la gentilezza, che è una nota caratteristica degli orientali.

Racconta Guido Ortona che un giorno si trovava nella metropolitana di Parigi con un amico. Partono e la valigia sta a terra. Scendono alla stazione successiva, fanno il viaggio a ritroso, e cosa vedono “un negro sta frugando nella mia borsa” Corrono allarmati, perché il fatto che fosse un negro costituiva un motivo in più di preoccupazione per il destino della borsa. Conclusione. “il negro in questione si rivela essere una degnissima persona, che stava guardando se nella borsa c’era un recapito del proprietario per fargliela avere.

Della vicenda dell’italo-iracheno ucciso a Bagdad non se ne parla più. Se n’è parlato poco anche quando si è consumata la sua triste storia, cosicché conosciamo facce, nomi e cognomi degli italiani scampati o uccisi a Bagdad, mentre di lui non ricordiamo né il nome né il volto.

Una crisi come quella degli anni 70 sembra ancora non profilarsi all’orizzonte. Allora le frontiere dei tradizionali Stati importatori di manodopera erano state chiuse agli stranieri per il tracollo economico dovuto allo “shock petrolifero” . Semplicemente, il costo del petrolio era salito alle stelle, proprio come sta succedendo oggi.

Un po’ difficile da ricordarne il nome, Cap Amanur, ma la storia e le immagini dei trentasette immigrati lasciati per troppi giorni e troppe notti al largo di Porto Empedocle rimarrà ben impressa nella memoria.
Abbiamo forse fatto il callo a storie di naufragi e di carrette del mare, ma non va giù che dei disperati, che ne avranno già viste di tutti i colori ,siano stati bloccati in mare in una maniera indecente perché nessuno li voleva.

L’Europa ha inglobato nel suo spazio altri dieci Paesi, ha il progetto di allargarsi ancora di più, e si è data una costituzione, nel qui preambolo c’è quanto di più   democratico e liberale ci si potesse aspettare: “unità nella diversità, l’Europa offre le migliori possibilità di proseguire, nel rispetto dei diritti di ciascuno e nella consapevolezza delle loro responsabilità nei confronti delle generazioni future e della terra, la grande avventura che fa di essa uno spazio privilegiato della speranza umana”

Le difficoltà che incontrano gli operai della pastorale nelle città dell’Italia settentrionale o nelle nazioni vicine quando tentano di introdurre un discorso religioso con immigranti meridionali, sono piú o meno le stesse -fatte, s’intende, le debite proporzioni- di quelli che incontra la Chiesa cattolica nell’istaurare un dialogo efficace con le diverse culture e religioni prese nel loro insieme, assommando, cioè, le difficoltà interconfessionali all’interno dell’area cristiana alle difficoltà di dialogo con i non credenti dell’area non cristiana o pagana.

Uno dei problemi di piú viva e sconcertante attualità, nel campo dell’immigrazione, è quello delle scuole per i figli dei lavoratori che si trovano fuori della propria nazione. per quanto riguarda l’Italia, situazioni e esplosive si vano determinando soprattutto in Svizzera e Germania.

Le recenti migrazioni interne (dal sud al nord della penisola) e la “meridionalizzazione” delle nostre corrente migratorie all’esterno, sopratutto in Europa, sono state occasioni per molti di ritenere e di dire che gli immigrati hanno “importato la mafia”.

Il Brasile misura circa otto milioni e messo di chilometri quadrati. Il termine “brasile” (brazil) preesisteva alla scoperta dell’America ed aveva un significato scientifico: indicava un genere di leguminose il cui legno aveva la proprietà di rendere rossa l’acqua in cui veniva immerso.

La teologia che si è occupata della struttura divina della Chiesa in questl ultimi tempi, specialmente negli anni che precedettero o seguirono il Concilio Vaticano secondo, ha prodotto molti scritti circa la valorizzazione della Chiesa locale e della sua visibilità nei confronti con la Chiesa universale, che si esprime mediante gli organismi centrali di cui si serve il Papa.

Recentemente, in connessione con la pubblicità fatta tra e da gli italo-americani in USA alla “Lega per la difesa dei diritti civili” e con la drammatica assemblea di fine giugno , culminata col ferimento di Joe Colombo, si è parlato in America di “risorgimento del potere italiano”

Il Centro Studi Emigrazione ha in programma di pubblicare un quaderno speciale dedicato all’emigrazione italiana in Australia.

Con questo numero di “Selezione CSER “, il Centro Studi Emigrazione vuole offrire un contributo di documentazione , utile ad individuare i termini del problema della scuola per i figli degli emigrati e le indicazioni ed esperienze, seppure parziali, di soluzione.

Dal volume “The Un-Melting Pot (An English Town and its Immigrants) di Jhon Brown, già segnalato nel n. 1-2 (gennaio-febbraio 1971) di “Selezione CSER” (p. 57), stralciamo il capitolo che riguarda la comunità italiana.

Il primo quaderno di “SELEZIONE CSER” di 1971 si presenta rinnovato nella concezione e nel contenuto. Piú che di novità, in fondo, si dovrebbe parlare di ritorno alle origini, in quanto, come il nome “Selezione” indica, la pubblicazione e nata per far conoscere, nell’ambito dei problemi migratori, documenti, punti di vista, tentativi di interpretazione o di soluzione, spunti di discussione, che giungono al nostro e ad altri Centri di Documentazione o affinarono da libri, riviste, giornali.

Se il governo aveva bisogno di dare l’impressione di fermezza sull’opinione pubblica, ponti aerei, grande spiegamento di forze dell’ordine e bugie sono serviti a creare la scenografia ideale per l’espulsione spettacolo degli immigrati e sfollati albanesi, nella speranza di convincere il pubblico che la situazione era sotto controllo.

Alcuni hanno già avocato a sé la vicepresidenza, altri hanno messo le mani avanti per partecipare di diritto al Consiglio Generale degli Italiani all’Estero; l ‘impegno a cui sembrano mirare altri ancora in emigrazione-e non si tratta solo di partiti “laici” – è quello di far posto agli ultimi arrivati, facendo appello al “buon senso dei preti”. Insomma queste elezioni tendono a rivelare ancora una volta la filosofia di fondo che ispira alcuni contendenti in emigrazione, che non fa che svilire il tanto decantato impegno unitario.

Il desiderio di partecipare si è rivelata una delle esigenze più sentite presso le comunità italiane residenti all’estero. Tuttavia le recenti elezioni hanno messo in luce come tanti italiani, con qualche nobile eccezione, non considerino i Comites uno strumento efficace di partecipazione. Anche le potenti lobbies della Svizzera e Germania dovrebbero porsi seri interrogativi sul loro peso reale e sulla loro voglia di considerarsi punte avanzate nel mondo dell’emigrazione.

È ancora prematuro, mentre andiamo in stampa, offrire una analisi approfondita dei risultati delle elezioni dei Comites.
Per la seconda volta gli italiani sono stati invitati a scegliere i loro rappresentanti tra una innumerevole serie di liste. Questa tornata elettorale, infatti, ha segnato la fine del cosiddetto “spirito unitario “, facendo emergere una realtà composita di difficile gestione a motivo di forti regionalismi e particolarismi.

Caro amico, immigrato arabo,
hanno scatenato la maledizione della guerra. Tanti tuoi e miei fratelli sono morti, stanno morendo. Ma tutti siamo in pericolo, perché la guerra offende e deforma sempre la nostra comune umanità: questa è la cosa più grave, perché diventare disumani è peggio che morire. Tanta propaganda di guerra induce troppi a separare in due campi buoni e cattivi, giusti e ingiusti, sani e pazzi. Sappiamo che non è così, ma la guerra non lascia più vedere la realtà nella sua complessità, che contiene sempre anche delle nuove possibilità. La guerra acceca.

Questa 3′ Conferenza regionale si celebra in un momento drammatico per l’umanità. I venti di guerra, che hanno percorso la terra dall’agosto dello scorso anno, si sono trasformati in bagliori di fuoco, che seminano rovine e morte e i cui esiti sono ancora imprevedibili.

Sembra che il MAE abbia condannato la Fusie a gestire rinvii. Ancora una volta la Presidenza della Federazione Unitaria della Stampa Italiana all’Estero si è vista costretta a posticipare il Congresso in data da definirsi, per evitare, nel caso di una convocazione senza i mezzi finanziari necessari, che la presenza di poche testate corresse il rischio di intaccare uno dei principi base che hanno ispirato i lavori fino ad oggi: il rispetto del pluralismo.

Ricordare Bob Harney, a distanza di un anno dalla sua improvvisa morte, avvenuta nell’agosto del 1989, risulta ancora più arduo e perfino più doloroso in rapporto all’accresciuto senso della sua perdita. Si ha l’impressione che il tempo trascorso ne abbia ancor meglio stagliata la figura e dato risalto alle sue capacità intellettuali e qualità morali.

Il rischio a cui sono esposti gli emigranti di perdere la propria fede cristiana ad opera di sette e nuovi movimenti religiosi in continua proliferazione è il tema del Messaggio del Santo Padre in occasione della Giornata Mondiale delle Migrazioni.

IL MOMENTO ATTUALE DELL’EMIGRAZIONE IN GERMANIA é caratterizzato, a livello politico, da volontà di misure adatte ad integrare, in particolare, la seconda generazione netta società tedesca.

Le relazioni dei gruppi di lavoro che presentiamo sono state ascoltate e – in parte – dibattute in assemblea, ma non sono state approvate dalla stessa.

Alla distanza di otto anni siamo tornati a Brescia per 11 nostro Convegno Nazionale e abbiamo riflettuto sulla pastorale giovanile: come raggiungere i giovani emigrati e come trasmettere loro – oggi – il messaggio cristiano. Questa tematica si è resa particolarmente urgente con l’avanzare della seconda generazione.

Affrontiamo ora la sezione che va da 2 Cor 2,14 al cap. 4,6. E’ una sezione in cui Paolo delinea 11 ministero apostolico. E’ certamente la più importante dal punto di vista teologico, anche se Paolo mantiene lo stile della confessione, del testamento.

Nel settembre del 1980, Enzo Bianchi della Comunità di Bose, tenne a Limburg, per un gruppo di Missionari, Suore e laici una serie di lezioni sui Salmi e tre meditazioni sulla 2 lettera ai Corinti.

I giovani hanno sempre fatto problema. Per un verso o per l’altro, essi sono stati sempre un mondo a sé . Ma, nonostante le differenze di mentalità e di comportamento,
fino a non molti anni fa i giovani vivevano più in contatto con gli adulti, dei quali condividevano sostanzialmente i valori, il linguaggio, l’educazione e i model li socio-culturali. Era normale che i giovani aspirassero ad entrare nel mondo degli adulti, per occuparvi gli spazi via via liberi, disposti a seguirne gli esempi, a continuarne a svilupparne le imprese.

Pubblichiamo Za traduzione italiana dei documento sinodale delle Diocesi tedesche “Ziele und Aufgabe der kirchliche Jugendarbeit” (1973). quate contributo per una riflessione
sulla pastorale giovanile, che tenga conto delle indicazioni detta Chiesa locale in questo settore, in vista dei nostro prossimo Convegno Nazionale.

Ci sono zone della religiosità della nostra gente emigrata che sfuggono, in maniera sempre più vistosa, alla nostra azione pastorale; una di queste è la “devozione” a Maria, che anima la pietà popolare. Dobbiamo ammetterlo: siamo in difficoltà. Maria sta scomparendo dalla nostra azione pastorale, in parte forse perché non sappiamo “ascoltare” la gente e in parte forse perché non siamo ancora riusciti a superare il disagio che proviene dalla impossibile sintonizzazione tra – l’immagine della Vergine – quale risulta da certa letteratura devozionale – e la condizione di vita della società contemporanea, in particolare di quella della donna, sia nell’ambito domestico, sia nel campo politico, sia nel campo culturale.

Una volta non osavamo neppure fiatare, oggi scriviamo e leggiamo il samizdat. Cosi, fra amici, riuniti nelle sale per fumatori, ce la prendiamo perché non ne combinino di grosse e non ci trascinino in qualche brutto affare: le inutili smargiassate spaziali, mentre in casa regnano devastazione e povertà; il rafforzamento di regimi lontani
e crudeli; lo scatenamento di guerre civili; la dabbenaggine di avere tirato su Mao-tse-tung a nostre spese mentre adesso ci aizzano contro di lui, e chissà dove finiremo;
processano chi vogliono, continuano a cacciare i sani tra i pazzi. Essi possono tutto mentre noi non possiamo nulla.

A dieci anni dalla Istruzione “De Pastorali Migratorum Cura”
Fatti e …..misfatti? Il decennio dell’entrata in vigore della Istruzione “De Pàstorali Migratorum Cura” -· come era da prevedere – incomincia ad avere le sue commemorazioni. Altre ne verranno nei prossimi mesi. In verità siamo in attesa che alcuni dei tanti centri sparsi nel mondo che “studiano” l’emigrazione, – riescano a produrre una riflessione utile per la pastorale dei migranti negli anni futuri e, sulla base di analisi serene (e partecipate) dell’esperienza, a fare delle proposte che rafforzino – anche istituzionalmente – prassi consoli date in questi anni.

L’incremento dell’ ITALICA GENS

Il lavoro di organizzazione dell’Italica Gens va progredendo, si può dire, alacremente. Chi conosce la vastità dell’organismo comprende come occorra del tempo prima che esso possa dare i frutti di cui è capace: frattanto, mentre si preparano gli ordinamenti ed i congegni che devono dargli la maggiore efficacia, un lavoro fondamentale si va facendo sempre piu attivo.

Il giorno 6 del mese di aprile è morto in Torino D. Michele Rua, superiore generale della Pia Società Salesiana.
La grande manifestazione di cordoglio che assunse l’aspetto di imponente plebiscito muovendo dai ministri dello Stato, dai principi regnanti al popolo lavoratore, agli istituti e sodalizi sociali e commerciali, dicono chiaro che non è lutto di un partito, di una classe di persone.

La Colonizzazione e l’Avvenire Dell’Emigrazione Italiana in America

In Italia, fra i tre fattore della produzione, già da qualche tempo vi è disequilibrio: il lavoro disponibile è esuberante di fronte alla natura e al capitale; questi non bastano a creare una domanda di lavoro tale da assorbire l’offerta che esiste sul mercato italiano, e quello è costretto a cercare impegno altrove, fuori della patria; ecco la causa della nostra emigrazione, causa, ai giorni nostri, puramente economica.

La scuola del Buon Consiglio di Philadelphia

Ci eravamo domandati – per chi ricorda l’articolo precedente sullo stesso argomento – come si spiega che a Chicago, dove si contano 100 mila italiani con nove parrocchie italiane nell’interno della città, non c’è una sola scuola parrocchiale italiana, quella da noi descritta dell’Assunzione.

Il fenomeno dell’emigrazione, che venne prendendo in Italia proporzioni vastissime, è oggi uno dei più gravi problemi del nostro Paese.
L’ Associazione Nazionale, fondata nell’anno r 887 per promuovere le Missioni italiane, ebbe di ciò l’intuito fin dal suo nascere, quando nel primo articolo del suo Statuto s’ impose il compito di adoperarsi sempre in pro dei nostri connazionali emigrati, il che non ha mai cessato di fare.

I compiti e le funzioni delle organizzazioni cattoliche nel settore delle migrazioni di S.E. R. Gauriglia

Statements made by German Emigration on questions of integration by Rev. Friedrich Frohling, S.A.C. (Germany)
For any community of people questions of integration become a problem only whwn large numbers of immigrants have to be recived in the community.

Aspetti e limite dell’integrazione della famiglia
Comunicazione dell’On. Prof. Maria Federici, Presidente dell’Associazione Nazionale Famiglie degli Emigranti – Roma.

Integration of the immigrants family through family associations
by the Rev. S. de Lstapis, S.J. (France)

As regards the integration of immigrants in the reciving country, there is one basic thuth which must never be overlooked: “The only real integration is family integration”.

La integracion del migrante
por Padre D. José Conde (Madrid)

I. Realidad intima del emigrante
a) Dignitad natural y sobrenatural del emigrante

Nos reunimos por un noble fin: ser utiles a nuestros hermanos los emigrantes estudiando el grave probelma de su integracion y tratando de encontrar algunas soluciones apropiadas.

Methods of immigrant integration and preparatory training
by the Rev. A. Birou (France)

The ideal conditions to be achived in order to effect a complete and correct integration of immigrants must first be visualized.

I compiti educativi delle organizzazioni cattoliche nella presente situazione dell’emigrazione europea oltremare

Nel corso di questo ultimo decennio la politica emigratoria mondiale, europea ed oltremare, appare come la componente di due fattori: da una parte si ha l’evolversi verso l’automazione dell’industria dei Paesi più tecnicamente progrediti e il ridimensionamento dell’apparato produttivo dei Paesi di economia più arretrata; dall’altra l’accentuarsi del protezionismo sindacale nei Paesi di immigrazione e la protezione sociale dei lavoratori espatriati da parte dei Paesi di emigrazione.

Difficulties in unionizing migrants in Belgium and Switzeland: educative role of catholic organization in solving this problem.
by the Rev. Antonio Perotti, P.S.S.C. (Italy)
There is definitely no doubt about the fact that trade unionism today in numerous countries of intra-European migration such as Belgium, France, Germany, Englanda nd Switzerland constitutes the most direct and, considering its possible development, most important means of integrating migrants in the social life of immigration countries.

THE ATTITUDE OF WORKERS’ORGANISATIONS TO IMMIGRATION
by AOblath, Chief Migration Section, I .L.O., ( Geneva)
Introductory Remarks
The role played by trade union and craft organisations in the fìeld of immigratìon and the influence of such organisations on public opini on in some immigration countries are today so important that it is desirable to explaìn precisely – in so fas as the available information permits – the views and demands of workers’ representativee with regard to immigration.

Economic Aspect of Migration with respect to demographic development: significance, obstacles, prospects for the future

by Prof. F. Hébette (Belgium)
Although in the moral order there is a clearcut doctrine on migration, that doctrine must. be applied concretely for an economic and social optimum by integrating all economic and social factors inherent in the problem.

Rassegna stampa di novembre 1970, tratta dai principali quotidiani italiani relativamente ad eventi di cronaca e politica sull’emigrazione italiana, realizzato a cura dell’Ufficio VII della direzione Generale dell’Emigrazione e degli affari Sociali del Ministero degli Affari Esteri.

Rassegna stampa di novembre 1970, tratta dai principali quotidiani italiani relativamente ad eventi di cronaca e politica sull’emigrazione italiana, realizzato a cura dell’Ufficio VII della direzione Generale dell’Emigrazione e degli affari Sociali del Ministero degli Affari Esteri.

Rassegna stampa di novembre 1970, tratta dai principali quotidiani italiani relativamente ad eventi di cronaca e politica sull’emigrazione italiana, realizzato a cura dell’Ufficio VII della direzione Generale dell’Emigrazione e degli affari Sociali del Ministero degli Affari Esteri.

Rassegna stampa di novembre 1970, tratta dai principali quotidiani italiani relativamente ad eventi di cronaca e politica sull’emigrazione italiana, realizzato a cura dell’Ufficio VII della direzione Generale dell’Emigrazione e degli affari Sociali del Ministero degli Affari Esteri.

Rassegna stampa di novembre 1970, tratta dai principali quotidiani italiani relativamente ad eventi di cronaca e politica sull’emigrazione italiana, realizzato a cura dell’Ufficio VII della direzione Generale dell’Emigrazione e degli affari Sociali del Ministero degli Affari Esteri.

Rassegna stampa di novembre 1970, tratta dai principali quotidiani italiani relativamente ad eventi di cronaca e politica sull’emigrazione italiana, realizzato a cura dell’Ufficio VII della direzione Generale dell’Emigrazione e degli affari Sociali del Ministero degli Affari Esteri.

Rassegna stampa di novembre 1970, tratta dai principali quotidiani italiani relativamente ad eventi di cronaca e politica sull’emigrazione italiana, realizzato a cura dell’Ufficio VII della direzione Generale dell’Emigrazione e degli affari Sociali del Ministero degli Affari Esteri.

Rassegna stampa di novembre 1970, tratta dai principali quotidiani italiani relativamente ad eventi di cronaca e politica sull’emigrazione italiana, realizzato a cura dell’Ufficio VII della direzione Generale dell’Emigrazione e degli affari Sociali del Ministero degli Affari Esteri.

Rassegna stampa di novembre 1970, tratta dai principali quotidiani italiani relativamente ad eventi di cronaca e politica sull’emigrazione italiana, realizzato a cura dell’Ufficio VII della direzione Generale dell’Emigrazione e degli affari Sociali del Ministero degli Affari Esteri.

Rassegna stampa di ottobre 1970, tratta dai principali quotidiani italiani relativamente ad eventi di cronaca e politica sull’emigrazione italiana, realizzato a cura dell’Ufficio VII della direzione Generale dell’Emigrazione e degli affari Sociali del Ministero degli Affari Esteri.