Biblioteca digitale

Since ancient times, ships of all kind and shapes navigated the seas and the oceans searching for new territories, carrying products and people, making the fortune of some and the ruin of others. Techno-logical progress has allowed the construction of safer and bigger ships, new waterways are created by digging channels between oceans and new shipping routes are explored and open, but the power of the mighty waters remain a force that the seafarers have to face anytime they leave the safety of the harbor.By transporting 90% of all the goods in the world, nowadays the maritime industry plays an essential role in our daily life and in the global economy. From the petrol for our cars to the clothes that we wear and the appliances we use in our offices and houses, the large ma-jority of all the “things” around us is transported by ships. However, with ports built far away from the cities, short turnaround of ships in ports and crewmembers prevented to go ashore, the seafarers have be-come “invisible” and people are generally not aware of the significant contribution of the shipping industry to our life. Moreover, the public tends to be unaware of the challenges, problems and difficulties faced by the persons working behind the scene to keep this indispensable industry afloat in a multifaceted and intricate connection that spans from one side of the globe to the other.

I saggi raccolti nella prima parte di questo volume costituiscono gli Atti della V edizione della Summer School «Mobilità umana e giustizia globale», promossa dall’Università Cattolica del Sacro Cuore in collaborazione con lo Scalabrini International Migration Institute (SIMI) e l’Agenzia scalabriniana per la cooperazione allo sviluppo (ASCS), con il sostegno della Fondazione Migrantes e la collaborazione editoriale di CSER. L’intento della scuola è quello di collocare l’analisi dei processi di mobilità umana all’interno di una riflessione più ampia, che rinvia appunto alla questione della giustizia globale. Con questa quinta edizione della scuola, svoltasi sempre a Melendu-gno, dal 15 al 18 settembre 2014, a essere messo a fuoco è stato il tema delle Parole. Le parole attraverso le quali definiamo, rappresentiamo e comunichiamo il mondo dell’immigrazione. Parole che “contano”, nel forgiare il destino dei migranti e la qualità della convivenza interetnica, attraverso l’utilizzo, spesso inconsapevole, che ne fanno le società d’ori-gine e di destinazione, le istituzioni, i diversi media e la gente comune, gli stessi migranti e coloro che con essi interagiscono.

L’enorme mosaico della migrazione italiana è stato raccontato e analizzato attraverso differenti punti di vista e diversi approcci metodologici, nel tempo e nello spazio. Tuttavia, oggi si avverte la necessità di un lavoro di sintesi che approfondisca l’analisi delle «catastrofi», ancora parzialmente affrontate. L’obiettivo di questo numero monografico è cercare di individuare un fil rouge che, senza la pretesa di essere unico ed onnicomprensivo, riesca a collegare tra loro le diverse tragedie in una chiave interpretativa per alcuni aspetti nuova. Il filo che lega i contribuiti del volume è definito da tre concetti chiave: catastrofe, fordismo e migrazione.

Il termine “sfida” può ben rappresentare la specificità di alcuni compiti di sviluppo che si impongono simultaneamente – e con la medesima pregnanza e urgenza – al minore straniero di seconda gene-razione. Ed è proprio la loro coesistenza nelle stesso arco temporale a determinarne la natura di rischio, con conseguenze che potrebbe-ro essere anche infauste. La sfida richiama un’incitazione a compie-re qualcosa di impegnativo in una situazione delicata e pericolosa; richiama il confrontarsi con un ostacolo interno o esterno, il cui esito dipenderà primariamente da come tale ostacolo verrà fronteggiato. A una serie di “sfide evolutive” sono dunque chiamati i minori stranieri che si trovano a confrontarsi con un contesto sociale diverso da quello della famiglia d’origine; sfide il cui esito permette di giungere a forme più o meno adeguate di adattamento e che naturalmente subiscono modulazioni anche rilevanti a seconda della diversa percezione dello stress, delle diverse strategie di coping e dei cambiamenti di significa-to attribuiti alle situazioni dai diversi soggetti. I minori immigrati di seconda generazione si trovano, infatti, come tutti coloro che vivono quotidianamente in contesti sociali e culturali diversi, a presentare aspetti diversi di sé a seconda dei contesti e degli interlocutori con cui si trovano. Se questa è una condizione comune a tutti gli individui, essa assume significati particolarmente forti nel caso di soggetti con ri-ferimenti culturali e sociali multipli.

New Media & Migrazioni: è questo il binomio scelto come tema generale della prima Tavola Rotonda che CSER, SIMI, Ufficio Comunicazione Scalabriniani (UCoS), con il sostegno della Fondazione Migrantes, hanno realizzato nel maggio del 2013 a Roma e di cui ora raccogliamo i contributi in questo numero di Studi Emigrazione. Le ragioni di tale opzione sono, a mio avviso, pressanti: in primo luogo i passi da gigante compiuti dai mezzi di comunicazione in questi ultimi anni obbligano ad una analisi e ad una conoscenza degli stessi sempre più approfondita; dall’altro lato, il fenomeno della mobilità, connatura-to all’essere umano e per definizione in perenne mutamento, è spesso oggetto – e poche volte soggetto – delle nuove forme comunicative del secolo XXI.

I saggi qui raccolti costituiscono gli Atti della IV edizione della Sum-mer School “Mobilità umana e giustizia globale”, promossa dall’Uni-versità Cattolica del Sacro Cuore in collaborazione con lo Scalabrini International Migration Institute e l’Agenzia scalabriniana per la co-operazione allo sviluppo, con il sostegno della Fondazione Migrantes. L’intento della scuola è quello di collocare l’analisi dei processi di mobi-lità umana all’interno di una riflessione più ampia, che rinvia appunto alla questione della giustizia globale. La quarta edizione, svoltasi a Le Cesine (LE) dal 16 al 19 settembre 2013, ha in-teso porre sotto i riflettori una dimensione spesso lasciata in disparte negli studi sulle migrazioni: quella della Dignità. Una dignità “liquida”, perché offesa e calpestata dai trafficanti e dagli sfruttatori che costella-no le rotte della migrazione e i luoghi di lavoro dei migranti, così come dagli squallidi protagonisti del turismo del sesso e della compravendita di giovani donne sul mercato matrimoniale. Ma una dignità offesa e calpestata anche dalle stesse pratiche e culture di minoranze vecchie e nuove che impongono ai loro membri condotte e destini lesivi dei loro diritti fondamentali e delle loro legittime istanze di autorealizzazione.

Il n. 192 di Studi Emigrazione commemora una tappa significativa del Centro Studi Emigrazione, che celebra quest’anno 50 anni della sua storia. Questa tappa non vuole essere in alcun modo un momento autoreferenziale, né tanto meno un semplice ricordo nostalgico, per in-corniciare uno stralcio di storia, che per molti è già andato perduto nel tempo. Questo numero speciale della Rivista vuole invece rappresentare una riflessione doverosa, per sottolineare quelle traiettorie che fin dall’inizio hanno accompagnato il cammino e lo sviluppo del CSER, per essere un luogo privilegiato di studio e di attenzione al variegato campo della mobilità umana.

Questo numero di Studi Emigrazione è dedicato all’analisi dei pro-cessi di migrazione entro il mondo globale secondo una prospettiva linguistica, con una specifica attenzione alla situazione italiana, della quale sono prese in esame le questioni di immigrazione straniera. Soffermandosi su tale tema la rivista continua la sua linea di dialogo interdisciplinare su un ambito la cui complessità e rilevanza impongono di necessità un confronto fra differenti approcci di ricerca.
Il legame fra lingua e processi migratori è talmente forte che lo si può considerare a buon diritto costitutivo della materia. Si può affemare che diverse prospettive di analisi entro la linguistica moderna hanno fatto dei movimenti migratori un elettivo oggetto di indagine scientifica indotte sostanzialmente da un duplice interesse: da un lato, i movimenti migratori sono stati visti come esemplari dei processi di contatto linguistico – tema, questo, di specifico interesse della sociolinguistica, ma anche di ogni altro approccio alla vita effettiva delle lingue nei suoi utenti – e dall’altro come contesti dove esaminare i modi di sviluppo della competenza linguistica negli individui quando si rap-portano con nuovi idiomi.

Con i cambiamenti avvenuti negli ultimi decenni, specialmente in Europa, le migrazioni sono diventate dei veri banchi di prova per i go-verni e le strutture sociali, che spesso si rivelano inadeguate rispetto ai bisogni della gente in movimento. Questo numero di Studi Emigra-zione, il 190, offre una panoramica delle nuove migrazioni, mettendo in rilievo il fenomeno dei flussi migratori qualificati, che manifestano il bisogno di riflettere sulle culture, che si incontrano e si scontrano, che ancora rimangono chiuse in se stesse e incapaci di tracciare per-corsi nuovi di dialogo e di mediazione interculturale.
Effettivamente, «i flussi di ritorno degli immigrati che lasciano l’Italia sembrano, a prima vista, molto meno rilevanti rispetto agli ingressi. In realtà, prestando maggiore attenzione alle statistiche, ci si rende conto che anche questa seconda faccia del fenomeno migratorio non va trascurata, anche se continuano a essere consistenti i flussi in entrata» (Pittau-Ricci-Giuliani). Negli ultimi anni in Italia, soprattutto a causa delle crisi politico-economiche, stanno aumentando le partenze sia forzate che accompagnate. Questo processo inverso dei ritorni nella patria d’origine rappresenta un capitale umano da valorizzare, grazie al contributo offerto da quelli che rientrano per una maggiore cooperazione allo sviluppo in campo economico e sociale.

Agli inizi del 2013, l’anno che il Parlamento Europeo e il Consiglio hanno voluto dedicare ai cittadini1, al fine «di rafforzare la consapevolezza e la conoscenza dei diritti e delle responsabilità connessi alla cittadinanza dell’Unione», questo numero monografico di «Studi Emigra-zione» offre al lettore una ricca raccolta di contributi per riflettere, da varie prospettive disciplinari, su una questione sempre più improrogabile, per l’Italia come per gli altri paesi europei: il rapporto tra immigrazione straniera e regimi e pratiche della cittadinanza.
I circa cinque milioni di stranieri stabilmente residenti in Italia e, al loro interno, gli oltre un milione di minori stranieri – più o meno la metà dei quali nati sul suolo italico – pongono infatti, alla nostra società, una serie di interrogativi cruciali; interrogativi in grado, come vedremo, di rimettere in discussione i principi basilari che regolano l’appartenenza a uno Stato nazione e l’accesso ai diritti e alle opportunità che tale appartenenza garantisce.

Per i botti di fine anno sono rimasti pochi fuochi d’artificio. Non quelli confezionati abbondantemente in fabbriche più o meno clandestine del Sud Italia e che ogni tanto esplodono anzitempo facendo saltare all’aria i capannoni.

Come Giano bifronte, gli “accordi bilaterali” hanno la doppia faccia; come una medaglia hanno il rovescio.

Tutto il cancan sugli immigrati che ci portiamo dietro dalla campagna elettorale l’abbiamo già sentito. D’altra parte è dal 1938 che ci portiamo dietro come una zavorra il nefando e nefasto “manifesto della razza”, in agosto sono settant’anni.

Ho imparato questo nuovo verbo, tentonare, declinato nel più rotondo e simpatico “tentonando”, in uno dei tanti libri che affollano la selva di pubblicazioni dedicate agli immigrati.

Il 2008 porta il fardello di essere “l’anno europeo dedicato al dialogo interculturale” Era stato pensato in una concatenazione che partiva da una maggiore cooperazione tra le politiche nazionali di integrazione, passava attraverso il rispetto dei diritti fondamentali, si addentrava per eliminare la discriminazione, rilanciava per distribuire pari opportunità nei settori del lavoro e della scuola, e finalmente approdava qui, al dialogo interculturale.

Senza gli immigrati il declino demografico ed economico dell’Italia avrebbe già assunto il profilo del crollo, perché l’Italia ha il primato negativo in Europa quanto ad invecchiamento della popolazione.

Già sette anni fa un’inchiesta della Fondazione Nord Est sondava l’umore degli italiani. Lo descriveva come una barchetta sballottata tra il futuro incerto e la paura anche della propria ombra.

Nei primi giorni d’agosto, il sindaco di Bari ha inviato una lettera al presidente della Repubblica chiedendo “un riconoscimento alla città di Bari per lo slancio di generosità e solidarietà dimostrato in occasione dello sbarco della nave Vlora l’8agosto 1991”.

Nel braccio di mare che separa l’Africa dalla Sicilia gli immigrati continuano a morire. Nel solo mese di giugno i morti sono stati 154, solo 41 i corpi recuperati; gli altri 113 stanno in fondo al Mediterraneo.

Una non meglio precisata organizzazione cristiana inglese, la “Cristian Aid” prevede almeno un miliardo di profughi entro il 2050 per effetto dei cambiamenti climatici.

Dedichiamo il presente numero di “Selezione CSER” alla Conferenza Nazionale dell’Emigrazione” che si ha fiducia possa aver luogo entro il corrente anno, sperando che queste pagine, oltre ad essere una illustrazione, per i lettori, di quanto
esta muovendosi nel mondo degli emigrati, possano essere uno stimolo agli uomini del potere a non ripetere l’inefficienza di quanti nel passato hanno dato vita a conferenze del genere e a tradurre finalmente i dee e sollecitazioni in “proposte politiche”.

“Una seduta fiume che si è protratta per circa dieci ore di dibattito effettivo, con sei relazioni che, come ha rilevato il sottosegretario Granelli, hanno offerto un ampio panorama della situazione, delle aspirazioni e dei problemi della collettività italiana in Argentina; con ben 65 interventi che, secondo il giudizio dell’on. Granelli, dimostrano il carattere impegnativo del dibattito che in gran parte è il frutto delle assemblee preparatorie e infine con una franca ed impegnata risposta del Governo nel discorso conclusivo del sottosegretario agli Esteri per l’Emigrazione: così potrebbe riassumersi molto sinteticamente la Conferenza dell’Emigrazione italiana in Argentina organizzata dalla federazione delle associazioni italiane in Argentina, svoltasi domenica 26 maggio, al Teatro Coliseo a Buenos Aires, sotto la presidenza dell’on.

A CHE PUNTO E’ IL DISCORSO DELL’INTEGRAZIONE?

E’ stato distribuito ai membri del Comitato preparatorio della Conferenza Nazionale dell’emigrazione un dossier “sui problemi dell’ emigrazione preparato dal CENSIS.
Riportiamo, per conoscenza dei lettori, parte di una “scheda di bibliografia ragionata”, relativa al tema dell’integrazione.

Nella sola Europa comunitaria dei Sei i lavoratori non nazionali attivi nei diversi paesi sono ormai quasi 4 milioni. Di essi soltanto 1 milione è costituito da italiani , Queste cifre sottendono diverse realtà , non tutte assolutamente coerenti :
– il costante aumento delle domande di lavoro a livelli nuovi e bassi non soddisfacibili dall’offerta interna disponibile nei diversi paesi; la crescente pressione sul mercato del lavoro della manodopera proveniente dai Paesi-terzi, prevalentemente nell’ambito del bacino mediterraneo; il difficile funzionamento dei regolamenti di libera circolazione della manodopera
in rapporto ad una gestione programmata dei diversi mercati del lavoro, ecc.

“Lo statuto internazionale dei diritti del lavoratore migrante deve essere parte di una politica che si proponga non solo di correggere alcune storture marginali, ma anche di intervenire per rendere umana e moderna la condizione dell’emigrante, che progredisce di par i passo colla condizione di tutti i lavoratori; che, nel quadro delle grandi scelte politiche ed economiche, si proponga di rifiutare l’esodo sia dal punto di vista umano che da quello sociale ed economico.

Riceviamo da Colonia la segnalazione di una iniziativa che crediamo vada incoraggiata: una scuola per la formazione di maestri (bilingui) per i figli degli emigrati. Sappiamo che anche nell’ambito del Ministero degli Esteri L’iniziativa è seguita con interesse. E comprendiamo il perché.

Dedichiamo il presente numero di “selezione CSER” ad un “campo di partecipazione” svoltosi nell’estate scorsa (agosto 1973) in una zona della Calabria (Taverna)

Organizzato dalla Pontificia Commissione per la Pastorale delle Migrazioni e del Turismo , si è svolto a Roma, nei giorni 15-18 ottobre 1973. il “Convegno europeo sulla pastorale dell’emigrazione”. All’indirizzo di saluto di .E. il Card. Sebastiano Baggio sono seguite la relazione introduttiva di S.E. Mons. Emanuele Clarizio e la relazione di Mons, Giuseppe Zagon su “la situazione Attuale dell’assistenza pastorale ai migranti in Europa: risultati della consultazione”. Nelle sedute seguenti hanno parlato S.E. Mons. Alfredo Ancel su teologia della Chiesa particolare di fronte al fenomeno migratorio”, P. Antonio Perotti C.S . sui_ “rapporti giuridico-pastorali tra Chiesa di emigrazione e Chiese di immigrazione”, S .E. Mons. Wladyslaw Rubin su “lo stato giuridico dei missionari dei migranti nelle diocesi d’immigrazione e la collaborazione con il clero locale”, S.E. Mons. O. Simon Lourdusamy su “l’incontro della Chiesa locale con i migranti di altre confessioni”, il Dott. James J. Norris su “la Commissione Cattolica Internazionale delle Migrazioni a servizio dei migrati, specialmente per quanto concerne le Chiese locali”.

Organizzato dalla Pontificia Commissione per la Pastorale delle Migrazioni e del Turismo , si è svolto a Roma, nei giorni 15-18 ottobre 1973. il “Convegno europeo sulla pastorale dell’emigrazione”. All’indirizzo di saluto di .E. il Card. Sebastiano Baggio sono seguite la relazione introduttiva di S.E. Mons. Emanuele Clarizio e la relazione di Mons, Giuseppe Zagon su “la situazione Attuale dell’assistenza pastorale ai migranti in Europa: risultati della consultazione”. Nelle sedute seguenti hanno parlato S.E. Mons. Alfredo Ancel su teologia della Chiesa particolare di fronte al fenomeno migratorio”, P. Antonio Perotti C.S . sui_ “rapporti giuridico-pastorali tra Chiesa di emigrazione e Chiese di immigrazione”, S .E. Mons. Wladyslaw Rubin su “lo stato giuridico dei missionari dei migranti nelle diocesi d’immigrazione e la collaborazione con il clero locale”, S.E. Mons. O. Simon Lourdusamy su “l’incontro della Chiesa locale con i migranti di altre confessioni”, il Dott. James J. Norris su “la Commissione Cattolica Internazionale delle Migrazioni a servizio dei migrati, specialmente per quanto concerne le Chiese locali”.

Organizzato dalla Pontificia Commissione per la Pastorale delle Migrazioni e del Turismo , si è svolto a Roma, nei giorni 15-18 ottobre 1973. il “Convegno europeo sulla pastorale dell’emigrazione”. All’indirizzo di saluto di .E. il Card. Sebastiano Baggio sono seguite la relazione introduttiva di S.E. Mons. Emanuele Clarizio e la relazione di Mons, Giuseppe Zagon su “la situazione Attuale dell’assistenza pastorale ai migranti in Europa: risultati della consultazione”. Nelle sedute seguenti hanno parlato S.E. Mons. Alfredo Ancel su teologia della Chiesa particolare di fronte al fenomeno migratorio”, P. Antonio Perotti C.S . sui_ “rapporti giuridico-pastorali tra Chiesa di emigrazione e Chiese di immigrazione”, S .E. Mons. Wladyslaw Rubin su “lo stato giuridico dei missionari dei migranti nelle diocesi d’immigrazione e la collaborazione con il clero locale”, S.E. Mons. O. Simon Lourdusamy su “l’incontro della Chiesa locale con i migranti di altre confessioni”, il Dott. James J. Norris su “la Commissione Cattolica Internazionale delle Migrazioni a servizio dei migrati, specialmente per quanto concerne le Chiese locali”.

Può sembrare imprudente voler insistere a discutere su problematiche derivanti dalla presenza di immigrati stranieri in Italia. Gli episodi incresciosi ed avvilenti, che ormai abitualmente deturpano l’estate, invece di divenire momento di riflessione sembrano ridursi ad un diversivo per giornalisti annoiati a caccia di notizie scandalistiche. Per l’opinione pubblica e per molte istituzioni l’immigrazione continua ad essere reputata un fenomeno marginale.

Per non dimenticare. E per sollecitare la buona pratica dell’esame di coscienza, in materia di intolleranza o di razzismo. Di questi tempi è nel mirino la Germania, ma non c’è popolo nella civile Europa che possa dichiararsi immune da questo peccato di insofferenza sociale e di miopia culturale. Ce lo ricorda un triste anniversario. Era l’estate di cento anni fa, precisamente il 16 agosto 1893. In quei tempi, a migliaia lasciavano i paesi per cercare integrazioni di reddito nei lavori stagionali. Muovevano dalla pianura e dalla montagna, erano braccianti a _giornata, lasciavano famiglia e casa per un salario occasionale. Qualche centinaio di chilometri lontano li attendeva un mestiere pesante, una vita in baracca, tirando al risparmio su tutto, sognando di poter tornare dopo qualche mese con un gruzzolo buono per i bisogni dell’inverno infruttifero.

La sessione plenaria del CGIE, tenutasi i giorni 16-17 giugno poteva costituire una grande occasione per l’emigrazione. Forse i punti all’ordine del giorno erano, come il solito, troppi. Ma le due novità – il lavoro delle Commissioni e l’urgenza di una pressione illuminata a favore delle circoscrizioni all’estero presso esponenti del governo, del parlamento e dei partiti -avevano impresso un tono alto al consesso. Le prese di posizione del Presidente del CGIE, la solenne dichiarazione di intenti del Ministro degli Affari Esteri, l’assicurazione fornita dal segretario del partito di maggioranza relativa e di altri partiti costituivano momenti di speranza.

In un clima di paura e di crescenti chiusure nei confronti di immigrati e rifugiati vecchi e nuovi, la Commissione episcopale francese per le migrazioni si rivolge direttamente agli immigrati per confermare che la Francia ha bisogno di loro per preparare un avvenire di pace e fraternità. In forza del nostro impegno di relazione con gli immigrati, vi indirizziamo questo
messaggio per testimoniare la nostra solidarietà in questi giorni in cui nuove disposizioni di legge possono dare l’impressione che vi si addita come la causa di tutto ciò che non va nel nostro Paese.

Le agenzie di stampa specializzate in campo migratorio hanno dato ampio risalto alla volontà del PSI di riorganizzare il settore dell’emigrazione. Nelle conclusioni viene sottolineato il “ruolo dell’associazionismo del settore” sollecitato
a promuovere “processi unitari non solo, com’è ovvio, di quello di area socialista ma, più in generale, di quello di area progressista”.

La Comunità ha proclamato il 1993 “l’anno europeo degli anziani” con l’obiettivo di favorire la presa di coscienza della loro condizione di vita e dei loro problemi e di incoraggiare lo spirito di solidarietà tra le generazioni. Attualmente vivono nella Comunità quasi 69 milioni di anziani e nel 2020 si prevede che saranno tra gli 88 e i 100 milioni. Anche l’emigrazione italiana in Europa dà segni evidenti di progressivo invecchiamento. È per questo che all’interno delle manifestazioni e delle ricerche dell’Anno europeo degli anziani occorre che le istituzioni, l’associazionismo e la stampa di emigrazione prestino maggiore attenzione all’evoluzione in atto affinché le società di partenza e di arrivo vengano sensibilizzate ai problemi
specifici della popolazione emigrata anziana.

Si va sempre più accentuando l’interesse per garantire l’esercizio del diritto di voto politico ai cittadini italiani che vivono all’estero e per esercitare ulteriori pressioni si adduce l’esempio dei cittadini brasiliani, statunitensi o senegalesi
che votano senza gravi difficoltà per i loro rispettivi governi presso le loro sedi diplomatiche. Da più parti si sostiene che si è giunti ormai in dirittura di arrivo. Ma le strategie politiche elaborate anche di recente dai partiti stanno a dimostrare
che, al di là dei fraseggi di proposte legislative, sono rimasti vecchie remore ed antichi dubbi che impediscono di siglare un accordo interpartitico tale da garantire in breve tempo la realizzazione di un sogno rimasto nel cassetto da più di 80 anni.

Il recente Seminario organizzato dal CSER su “Le comunità italiane in Europa: dinamiche demografico-sociali e i nuovi processi di integrazione” può essere letto come un segnale in controtendenza rispetto al clima di perdurante disinteresse o di colpevole silenzio di tanti nei confronti di un fenomeno ricco di sperimentazioni e paradigmatico di altre trasformazioni in atto nel vecchio continente. Uno stato di cose questo che non fa che aumentare il senso di sfiducia e di estraniamento degli emigrati nei confronti di Stato e partiti proprio quando la discussione sull’esercizio del voto sembra essere giunta in dirittura di arrivo.

Sono sempre più numerosi gli studiosi e gli operatori che nel passaggio epocale da una società monoculturale ad una società plurirazziale e plurireligiosa sono alla ricerca di sussidi e spunti di riflessione per adeguati interventi che favoriscano un processo comprensione e di autentica integrazione sociale dei vecchi e nuovi migranti.

Il Consiglio Generale degli Italiani all’Estero, riunito in Assemblea Straordinaria, nella sede della Camera dei Deputati, il 20 ottobre 1992, ha approvato all’unanimità il seguente documento programmatico sull’esercizio del voto in loco per gli italiani all’estero, che invia, come propria raccomandazione in materia, al Governo, al Parlamento e alle forze politiche italiane, riservandosi il diritto di esprimersi secondo le proprie competenze nella forma articolata di uno strumento legislativo.

Si parla molto oggi dell’urgenza di una nuova evangelizzazione. E molti sono gli interrogativi: si é davvero creata una intensa scristianizzazione nella società di oggi? Quali ne sono i segni rivelatori? E quali 1 nel caso, le motivazioni’ Che cosa si deve intendere per “rievangelizzazione”? Quale linea pastorale può meglio realizzarla? E ancora; quale compito per il singolo credente? per l’emigrato italiano in Germania? per le nostre Missioni? – E’ molto probabile che tali interrogativi rimbalzeranno nelle nostre assemblee e nei gruppi di studio durante il prossimo Convegno Nazionale.

Si parla molto oggi dell’urgenza di una nuova evangelizzazione. E molti sono gli interrogativi: si é davvero creata una intensa scristianizzazione nella società di oggi? Quali ne sono i segni rivelatori? E quali 1 nel caso, le motivazioni’ Che cosa si deve intendere per “rievangelizzazione”? Quale linea pastorale può meglio realizzarla? E ancora; quale compito per il singolo credente? per l’emigrato italiano in Germania? per le nostre Missioni? – E’ molto probabile che tali interrogativi rimbalzeranno nelle nostre assemblee e nei gruppi di studio durante il prossimo Convegno Nazionale.

1. Non si dice certamente una novità quando si identifica nel rinnovamento della catechesi uno dei fenomeni più vistosi che hanno caratterizzato, in questi ultimi anni) le comunità delle nostre Missioni. Al di la delle dimensioni propriamente quantitative (fatto certamente non irrilevante anche per le responsabilità .nuove che apre} si é colpiti soprattutto dalla ricchezza degli interventi che hanno accompagnato il rinnovato interesse per la catechesi. – si va da un vero e proprio impegno di “rifondazione” del ministero catechistico, all’elaborazione di catechismi distribuiti lungo tutto l’arco delle età – secondo lo svolgersi di un cosciente itinerario di fede; al graduale affinarsi di una metodologia catechetica che affronta e cerca soluzioni per i problemi del linguaggio e dell’interpretazione del contesto culturale ed ecclesiali odierno, e per farsi attenta alla molteplicità delle componenti che caratterizzano gli interlocutori cui la catechesi immediatamente si rivolge.

Nei mesi scorsi si sono realizzati due fatti in certo senso analoghi e contrapposti: l’offerta, da parte della Chiesa locale, di parrocchie territoriali a missionari
italiani e la richiesta, da parte di missionari, di parrocchie personali alla Chiesa locale (cfr. nelle pagine seguenti, la “Lettera” dei missionari italiani del Nord Reno a Mons. Dick e l’intervento di P. Gabriele Parolin in proposito). Entrambe le proposte sono state accolte con prudenza e attendismo dalle rispettive “controparti”.

La rapida e radicale mobilita umana per motivi di lavoro nella intera società l’autonomia di valutazione e di azione maturato nelle persone e nelle istituzioni e la stessa evoluzione avvenuta presso le comunità ecclesiali invitano ad una coraggiosa verifico dei contenuti e delle espressioni della nostra fede ed esigono che noi diamo ragione della nostra speranza e che ci impegnammo per un servizio concreto di carità.

Nei nostri Convegni Nazionali, nel tracciare via via il nostro cammino pastorale, abbiamo esaminato e discusso finora soprattutto la storia che ha segnato e segna la vita dei nostri emigrati in Germania.

Non stanno certo attenuandosi i motivi che ci “obbligano” a tener vivo e continuare il discorso sul tema missione-comunità di fede; struttura di capitale importanza per l’articolarsi vivo ed efficace della testimonianza ecclesiale nella storia concreta degli emigrati italiani in Germania, la “missione-comunità di fede” ritorna puntualmente tra gli argomenti obbligati
nei momenti di verifica che preludono a un rilancio della nostra attività pastorale.

RIPARTIRE, NON… RICOMINCIARE
Per quanto strano ci possa sembrare , noi non “ricominciamo” mai. Le esperienze precedenti infatti lasciano sempre un segno e ci condizionano.
Questo é tanto piú vero in riferimento all’ UDEP: l ‘ azione e il contributo di Don Baselli, per tanti anni direttore dell’UDEP, ha, letteralmente, caratterizzato tutta un’epoca nella storia del le Missioni Cattoliche Italiane in Germania e Scandinavia , lasciandoci un prezioso patrimonio di riflessione e di stimoli pastorali di cui non possiamo non essergli grati. Nei dieci anni della sua direzione basti

Cari Missionari, Suore e Collaboratori,
il futuro delle Missioni straniere in Germania è legato alla validità delle scelte pastorali che faremo, alla coerenza con cui sapremo attuarle, alla capacità che avremo i saperle innestare nella Chiesa locale.
Accettata come vera questa premessa, il 28.mo Convegno Nazionale delle Missioni Cattoliche Italiane in Germania e Scandinavia – tenutosi a Vierzehnheiligen dal 18 al 22 aprile 1983 – è stato senza dubbio un notevole passo in avanti nella giusta direzione.
Questo Convegno, sofferto nella preparazione, ma, mi pare, ben riuscito nell’esecuzione, ha visto impegnati cento cinquanta tra Missionari, Suore e Collaboratori. Il nostro gruppo si è reso ancora una volta cosciente i trovarsi davanti ad una realtà complessa e variegata, che non si può vivificare cristianamente con un paio di ricette ben studiate. Il Convegno ha tuttavia messo in evidenza a tutti noi, che è necessario ordinare maggiormente la nostra ricca e ormai trentennale esperienza in emigrazione, che senza un po’ di metodo corriamo il rischio di disperdere preziose energie.

1. – Fino alla metà di questo secolo, l’interesse della teologia sistematica cattolica per la persona e l’opera – di Lutero era prevalentemente condizionata da tre fattori, che da allora in poi subirono una svolta considerevole.

Il carattere che è venuto assumendo in questi ultimi anni la nostra emigrazione, formata quasi esclusivamente di lavoratori braccianti, e le peculiari condizioni di alcuni paesi di immigrazione, che hanno preso un fortissimo sviluppo industriale, hanno suggerito a mano a mano nuovi provvedimenti e nuove forme, all’iniziativa pubblica e privata nell’opera cli assistenza dei nostri emigrati.

Chi frequenta i ponti di terza classe dei piroscafi in servizio di emigrazione può farsi un’idea del modo in cui si fa l’avviamento al lavoro dei nostri emigranti. Si può generalmente constatare che buon numero di essi sono diretti ad un luogo determinato perché vi hanno parenti o conoscenti; di questi la maggior parte va però in base a notizie più o meno vaghe; pochi solamente furono chiamati per un’occupazione determinata.

In questo sguardo sommario che, a fine d’anno, rivolgiamo al lavoro compiuto dalla nostra Federazione, non cerchiamo per ora i
resultati ottenuti nei riguardi del supremo scopo nazionale che essa si propone, poiché questi non possono certamente avvertirsi in così breve spazio di tempo: ma vogliamo, nei riguardi dello scopo medesimo, osservare i progressi della sua organizzazione.

Il giorno 18 settembre a Losanna è stato firmato il trattato di pace fra l’Italia e la Turchia. Il resultato della nostra guerra è stato dunque quello che fin dal principio l’Italia si era proposto di conseguire, cioè l’annessione al Regno delle due provincie africane, la Tripolitania e la Cirenaica.

In questo medesimo Bollettino (anno Il, pag. 59-75 e 150-180), già avevamo avuto occasione di accennare al viaggio che il sacerdote Prof. Giuseppe Capra, salesiano, aveva intrapreso in Australia per prendere esatta cognizione delle condizioni della nostra emigrazione in quel lontano Continente e nelle isole dipendenti.

Sarebbe certo ben difficile fare un elenco anche solo approssimativo di tutti gli scritti ormai pubblicati su questo argomento.

A parecchie riprese abbiamo già parlato su queste colonne dell’avviamento dell’.ltalica Gens nel Nord America, mettendo sotto gli occhi dei nostri benefattori, amici e lettori i nostri primi passi.

Diciamolo subito. Parlando della colonizzazione e dell’emigrazione italiana al Cile, non avremo forse occasione di trarre conclusioni nuove sull’argomento e neppure abbiamo l’intenzione di additare alle masse dei nostri emigranti una nuova terra, che sia ricca di straordinarie risorse e di speranze.

La bandiera italiana sventola sui forti della Tripolitania e della Cirenaica diroccati dalle artiglierie della nostra flotta: l’Italia riconquista quelle provincie che già possedè ai tempi dell’Impero Romano, e si accinge a redimerle dal triste decadimento in cui le ha portate la signoria Mussulmana e ad irradiarvi la luce del suo progresso civile.

Visitando pochi mesi addietro le colonie italiane della Repubblica Argentina ed attingendo informazioni riguardo alla loro conservazione nazionale, quasi dovunque e da tutte le persone che le conoscevano a fondo mi sentivo rispondere che cli regola i figli dei nostri emigrati, nati sulla terra Argentina, non vogliono essere italiani, ma tengono anzi ad affermare la loro qualità di argentini, e che infatti come tali sono da tutti considerati.

Aspects speciaux de l’integration des immigrants japonais, by S. E. Mgr Paul Taguchi

The Fundamental principles of integration, by Professor Anthony Paplauskas-Ramunas

Conférences principales • Keynote Addresses
– Most Rev. Msgr. Giuseppe Ferretto : The Integration of Catholic Immigrants according to the Apostolic Constitution “Exsul Familia” and the teachings of the Sovereign Pontiffs
– S. E. Mgr Giuseppe Ferretto : L’intégration des immigrants catholiques d’après la constitution apostolique “Exsul Familia” et l’enseignement des Souverains Pontifes

It is indeed a great honor for me to extend a sincere and hearty welcome to this distinguished gathering joined here to take part in the International Migration Congress which opens today.

The Sovereign Pontiff has learned with paternal interest that the Fourth Intemational Catholic Migration Congress will be held in Ottawa, August 21- 26, 1960; and, it is at His august command that I inform you that He has benignly acceded to the petition of the Preparatory Committee requesting His Apostolic Blessing on the sessions of the Congress.

The financing of catholic migration activities

International Coordination, by Rt. Rev. Msgr. A. Wycislo, U.S.A.

Cooperazione della P.O.A.=ONARMO nel campo del coordinamento internazionale dell’assistenza agli emigranti

Summary of replies tu questionnaire

La coordination internationale en matiere migratoire et sociale a l’echelon des organisations intragouvernementales,

Rassegna stampa di marzo 1971, tratta dai principali quotidiani italiani relativamente ad eventi di cronaca e politica sull’emigrazione italiana, realizzato a cura dell’Ufficio VII della direzione Generale dell’Emigrazione e degli affari Sociali del Ministero degli Affari Esteri.

Rassegna stampa di febbraio 1971, tratta dai principali quotidiani italiani relativamente ad eventi di cronaca e politica sull’emigrazione italiana, realizzato a cura dell’Ufficio VII della direzione Generale dell’Emigrazione e degli affari Sociali del Ministero degli Affari Esteri.

Rassegna stampa di febbraio 1971, tratta dai principali quotidiani italiani relativamente ad eventi di cronaca e politica sull’emigrazione italiana, realizzato a cura dell’Ufficio VII della direzione Generale dell’Emigrazione e degli affari Sociali del Ministero degli Affari Esteri.

Rassegna stampa di febbraio 1971, tratta dai principali quotidiani italiani relativamente ad eventi di cronaca e politica sull’emigrazione italiana, realizzato a cura dell’Ufficio VII della direzione Generale dell’Emigrazione e degli affari Sociali del Ministero degli Affari Esteri.

Rassegna stampa di febbraio 1971, tratta dai principali quotidiani italiani relativamente ad eventi di cronaca e politica sull’emigrazione italiana, realizzato a cura dell’Ufficio VII della direzione Generale dell’Emigrazione e degli affari Sociali del Ministero degli Affari Esteri.

Rassegna stampa di febbraio 1971, tratta dai principali quotidiani italiani relativamente ad eventi di cronaca e politica sull’emigrazione italiana, realizzato a cura dell’Ufficio VII della direzione Generale dell’Emigrazione e degli affari Sociali del Ministero degli Affari Esteri.

Rassegna stampa di gennaio 1971, tratta dai principali quotidiani italiani relativamente ad eventi di cronaca e politica sull’emigrazione italiana, realizzato a cura dell’Ufficio VII della direzione Generale dell’Emigrazione e degli affari Sociali del Ministero degli Affari Esteri.

Rassegna stampa di gennaio 1971, tratta dai principali quotidiani italiani relativamente ad eventi di cronaca e politica sull’emigrazione italiana, realizzato a cura dell’Ufficio VII della direzione Generale dell’Emigrazione e degli affari Sociali del Ministero degli Affari Esteri.

Rassegna stampa di gennaio 1971, tratta dai principali quotidiani italiani relativamente ad eventi di cronaca e politica sull’emigrazione italiana, realizzato a cura dell’Ufficio VII della direzione Generale dell’Emigrazione e degli affari Sociali del Ministero degli Affari Esteri.

Rassegna stampa di gennaio 1971, tratta dai principali quotidiani italiani relativamente ad eventi di cronaca e politica sull’emigrazione italiana, realizzato a cura dell’Ufficio VII della direzione Generale dell’Emigrazione e degli affari Sociali del Ministero degli Affari Esteri.