Biblioteca Digitale
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ANNALI ACCADEMICI CANADESI

PRESENTAZIONE
I saggi presentati in questa nuova rivista sono il frutto delle ricerche di studiosi canadesi in biblioteche ed archivi italiani. Ricercatori canadesi si recano ogni anno in Italia per studiarne il patrimonio culturale e non soltanto nei settori più tradizionali della ricerca, quali gli studi classici, la storia dell’arte e l’architettura, ma anche per gli studi canadesi.

PRESENTAZIONE
I saggi presentati in questa nuova rivista sono il frutto delle ricerche di studiosi canadesi in biblioteche ed archivi italiani. Ricercatori canadesi si recano ogni anno in Italia per studiarne il patrimonio culturale e non soltanto nei settori più tradizionali della ricerca, quali gli studi classici, la storia dell’arte e l’architettura, ma anche per gli studi canadesi.

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I saggi presentati in questa nuova rivista sono il frutto delle ricerche di studiosi canadesi in biblioteche ed archivi italiani. Ricercatori canadesi si recano ogni anno in Italia per studiarne il patrimonio culturale e non soltanto nei settori più tradizionali della ricerca, quali gli studi classici, la storia dell’arte e l’architettura, ma anche per gli studi canadesi.

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I saggi presentati in questa nuova rivista sono il frutto delle ricerche di studiosi canadesi in biblioteche ed archivi italiani. Ricercatori canadesi si recano ogni anno in Italia per studiarne il patrimonio culturale e non soltanto nei settori più tradizionali della ricerca, quali gli studi classici, la storia dell’arte e l’architettura, ma anche per gli studi canadesi.

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I saggi presentati in questa nuova rivista sono il frutto delle ricerche di studiosi canadesi in biblioteche ed archivi italiani. Ricercatori canadesi si recano ogni anno in Italia per studiarne il patrimonio culturale e non soltanto nei settori più tradizionali della ricerca, quali gli studi classici, la storia dell’arte e l’architettura, ma anche per gli studi canadesi.
Nuovi Orizzonti Europa (già la Missione – Nuovi Orizzonti Emigrazione)

Natale. Momento storico unico e irrepetibile, grande e buona novella: Dio si manifesta e diventa presente in un bambino. “Dio si è fatto come noi per farci come Lui”. Nasce in una mangiatoia. Lui, il creatore onnipotente, diventa un piccolo uomo nudo, fragile, sprovvisto di tutto. E’ una buona novella per molti. Per altri, invece, è incredibile, per non dire assurda. Dio non si impone con la forza, ma solamente con la persuasione di un bambino appena nato e deposto in una mangiatoia. Diventando uno di noi, uno come noi, fa si che ogni uomo diventi suo figlio e fratello per tutti gli altri.

La “questione droga”, che trattiamo in modo particolare in questo numero con un dossier speciale, è, quasi dappertutto in Occidente, al primo posto nella graduatoria degli impegni dei vari governi. Lo è certamente negli USA che hanno dichiarato la loro “guerra totale” ai narcotrafficanti; lo è pure in Italia, dove il Presidente del Consiglio, Giulio Andreotti, ha collocato il problema in testa alla classifica delle cose da risolvere subito. Ma è anche la “questione droga” in vetta alla classifica delle polemiche sia nazionali che internazionali sul come affrontare tale problema.

Gli ultimi dati del mercato del lavoro italiano mostrano che ci sono delle positive tendenze di riassorbimento, se pure limitato, della disoccupazione. Sappiamo che questo tasso, che oscilla tra 1’11% e il 12%, sia il tutto di una media che per alcune regioni del Sud va al di là del 20%, nella maggior parte giovani disoccupati. Nel Nord c’è una domanda di lavoro, soprattutto femminile, che cerca sbocchi negli impieghi. Per quanto riguarda la realtà della domanda di operaie o in qualifiche come quelle di infermiere, non c’è offerta. Questa particolare situazione negli anni ’50 e ’60 avrebbe provocato gravi fenomeni di emigrazione verso l’Europa, l’America e l’Australia. Oggi, dato che il mercato diventa più stabile, la situazione si presenta molto più complessa.

La nostra società viene sempre più spesso chiamata a confrontarsi su problemi di così vasta portata e di così profonda complessità che spesso si rifugia in limitate soluzioni che accontentano piccoli gruppi di interesse diverso e non affrontano il problema di fondo. L’attività concreta, assistenziale e organizzativa dei movimenti come dei sindacati e partiti può rischiare di avere il fiato corto se non viene collocata all’interno di un più vasto movimento culturale e sociale. Talvolta è necessario pagare dei prezzi alti per rompere immobilismi, pigrizie, incrostazioni. Bisogna accettare il cambiamento per meglio cogliere la realtà del futuro che inevitabilmente è alle nostre porte. Quale esempio più forte e significativo del fenomeno migratorio? Certo tutto lo sappiamo: si emigra per necessità, per trovare un lavoro, per andare incontro alla libertà (dal bisogno o dalla dittatura).

I giovani sempre di più avvertono il bisogno vitale di una unità che superi le frontiere di razza, di religione e di cultura. Mondo unito: è un ideale che si incarica nella storia quotidiana, nono-stante le difficoltà, apparentemente insuperabili ed i problemi, lo si credeva, insolubili. E’ questa la traccia che decine di migliaia di giovani di diverse confessioni religiose, appartenenti a oltre 100 paesi hanno posto a base di un loro incontro a Roma, prima di Pasqua. Entusiasmo giovanile e unità E’ proprio questa la prospettiva che sembra emergere con forza e dinamismo dai numerosi segni del nostro tempo. Questa diventa la nostra grande attesa, ma nello stesso tempo una sfida per la salvezza dell’umanità. Stiamo assistendo al crollo delle ideologie che sembravano intramontabili, ma non possiamo continuare a costruire un mondo dove l’interesse è la regola comune e lo sfruttamento dei più deboli la scusa per molti, quasi sempre in nome di una libertà privata insindacabile.

La Pasqua, per ogni credente, è un momento fondamentale. Noi crediamo che Cristo, figlio di Maria. i; morto ed è risorto. E’ un fatto storico che divide l’umanità e la storia degli uomini in due versanti: credenti e non credenti alla Risurrezione. Per noi credere alla Risurrezione vuol dire che, grazie all’amore di Dio, la vita ha sconfitto la morte e l’amore ha vinto l’odio. Quando due persone, che si amavano, dopo un doloroso e grave conflitto fanno la pace; quando un ammalato, che si diceva condannato, costruisce progetti d’avvenire; quando l’amico, con una parola, con uno sguardo, aiuta a rimettersi in piedi colui che stava per cadere nell’abisso della disperazione; quando un bambino, contento e trionfante, fa vedere alla mamma il compito terminato bene, dopo continue ripetizioni e bocciature …

Fino a dieci anni fa, solo pochi paesi d’Europa erano aperti alle immigrazioni: la Francia, l’Inghilterra, la Germania, l’Olanda, il Belgio, il Lussemburgo … Da parte sua l’Italia continuava ad esportare milioni di lavoratori verso i paesi europei o verso le lontane Americhe. A partire dagli inizi degli anni ’80, l’Italia è diventata a sua volta terra d’immigrazione, aperta soprattutto ai vicini paesi africani. E i panorami delle nostre città si stanno tingendo di bruno o di nero. Per di più, proprio in questi giorni, da bravo paese moderno, l’Italia promette una legge generosa, che assicuri anche agli immigrati extra-comunitari dignità, lavoro, casa, salute e cultura.

Quando la storia, sotto i nostri occhi, rivela il dilagare prorompente della libertà, quando i muri della divisione cedono sotto la pressione pacifica dei popoli, quando, dopo trenta, quarant’anni le famiglie si incontrano dopo anni di forzata separazione, non possiamo rimanere indifferenti. Sono momenti talmente densi e forti, sconvolgenti ed entusiasmanti che ci riempiono l’animo di meraviglia, di riconoscenza e di speranza. Una nuova pagina della storia della nostra vecchia Europa viene scritta non più con il sangue e con le armi, ma con la convinta determinazione di ogni popolo.

Vacanze un’occasione per la cultura, è stato detto e ripetuto : l’Italiano all’estero non è più
E soltanto Italiano, e nemmeno soltanto tedesco o francese o lussemburghese. E’ una persona complessa che, pur conservando nel suo spirito I lineamenti della sua origine Italiana, vi ha aggiunto, In diversa proporzione, certe caratteristiche culturali del paese che lo ospita.

Dal 2 al 9 marzo scorso, in otto giorni il papa ha visitato otto paesi dell’America· centrale, tra più martoriati
del mondo. Per dire che cosa ? Per ottenere che cosa? E’ stato il viaggio più coraggioso finora intrapreso dal papa. Non solo per la possibilità di mettere in grave pericolo la sua vita tra popolazioni in preda alla guerra civile. Ma anche per il rischio dell’inutilità della sua missione in situazioni drammatiche, di fronte a cui le stesse chiese locali si sentono impotenti.
Scritti di Giovanni Battista Scalabrini

L’iniziativa di mettere a disposizione di tutte le Province, e quindi di tutti gli Scalabriniani, il “corpus” completo de gli scritti del Fondatore, è merito della Provincia “San Carlo Borromeo” e coincide con la ricorrenza del 75° anniversario della morte di Mons. G.B. Scalabrini e con l’approssimarsi del primo centenario della Congregazione Scalabriniana.

L’iniziativa di mettere a disposizione di tutte le Province, e quindi di tutti gli Scalabriniani, il “corpus” completo de gli scritti del Fondatore, è merito della Provincia “San Carlo Borromeo” e coincide con la ricorrenza del 75° anniversario della morte di Mons. G.B. Scalabrini e con l’approssimarsi del primo centenario della Congregazione Scalabriniana.

L’iniziativa di mettere a disposizione di tutte le Province, e quindi di tutti gli Scalabriniani, il “corpus” completo de gli scritti del Fondatore, è merito della Provincia “San Carlo Borromeo” e coincide con la ricorrenza del 75° anniversario della morte di Mons. G.B. Scalabrini e con l’approssimarsi del primo centenario della Congregazione Scalabriniana.

L’iniziativa di mettere a disposizione di tutte le Province, e quindi di tutti gli Scalabriniani, il “corpus” completo de gli scritti del Fondatore, è merito della Provincia “San Carlo Borromeo” e coincide con la ricorrenza del 75° anniversario della morte di Mons. G.B. Scalabrini e con l’approssimarsi del primo centenario della Congregazione Scalabriniana.

L’iniziativa di mettere a disposizione di tutte le Province, e quindi di tutti gli Scalabriniani, il “corpus” completo de gli scritti del Fondatore, è merito della Provincia “San Carlo Borromeo” e coincide con la ricorrenza del 75° anniversario della morte di Mons. G.B. Scalabrini e con l’approssimarsi del primo centenario della Congregazione Scalabriniana.

L’iniziativa di mettere a disposizione di tutte le Province, e quindi di tutti gli Scalabriniani, il “corpus” completo de gli scritti del Fondatore, è merito della Provincia “San Carlo Borromeo” e coincide con la ricorrenza del 75° anniversario della morte di Mons. G.B. Scalabrini e con l’approssimarsi del primo centenario della Congregazione Scalabriniana.

L’iniziativa di mettere a disposizione di tutte le Province, e quindi di tutti gli Scalabriniani, il “corpus” completo de gli scritti del Fondatore, è merito della Provincia “San Carlo Borromeo” e coincide con la ricorrenza del 75° anniversario della morte di Mons. G.B. Scalabrini e con l’approssimarsi del primo centenario della Congregazione Scalabriniana.

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L’iniziativa di mettere a disposizione di tutte le Province, e quindi di tutti gli Scalabriniani, il “corpus” completo de gli scritti del Fondatore, è merito della Provincia “San Carlo Borromeo” e coincide con la ricorrenza del 75° anniversario della morte di Mons. G.B. Scalabrini e con l’approssimarsi del primo centenario della Congregazione Scalabriniana.

L’iniziativa di mettere a disposizione di tutte le Province, e quindi di tutti gli Scalabriniani, il “corpus” completo de gli scritti del Fondatore, è merito della Provincia “San Carlo Borromeo” e coincide con la ricorrenza del 75° anniversario della morte di Mons. G.B. Scalabrini e con l’approssimarsi del primo centenario della Congregazione Scalabriniana.
Scalabriniani – La rivista
L’intervento del segretario generale della Cei, mons. Nunzio Galantino, in merito all’ipocrisia di vari politici italiani sul tema dei migranti e le critiche rivolte a papa Francesco, si è ultimamente acceso sempre più nei toni: “Hanno criticato pesantemente il Papa, ma hanno visto che può essere controproducente per il loro consenso perché papa Francesco è molto popolare”. Il loro consenso perché papa Francesco è molto popolare”. Nazioni europee ed extra-europee hanno compiuto dei passi in avanti nella gestione del fenomeno migratorio, mentre l’Italia ha sempre scritto “leggi che in buona sostanza respingono gli immigrati e non prevedono integrazione positiva”, ha sottolineato mons. Galantino. La Chiesa di papa Francesco, invece, si conferma “sulla strada e in prima linea”, una realtà che ha a che fare con persone e nomi, non solo numeri troppo spesso manipolati per fini diversi. La demagogia, infatti, è la moda dell’epoca moderna: con essa politici e il mondo dei media dialogano costantemente per il proprio interesse e per un profitto economico del tutto personale. In questo enorme e complesso servizio alle persone in periferia ci schieriamo anche noi scalabriniani, come abbiamo modo di mostrare spesso in queste pagine: creativi per vocazione ci mettiamo accanto ai migranti e rifugiati con una rete di case del migrante, ma anche fondando i primi centri di studio del fenomeno migratorio, sempre creando ponti e alleanze con chiunque è disposto a mettersi al fianco dell’umanità in cammino.

Il mondo dei migranti è diventato ormai argomento di discussione e di attualità un po’ per tutti. Se ne occupano i media tradizionali come giornali, TV e radio e quelli più social che abitano la galassia di internet. Se ne occupa la politica mondiale con pubblicazioni di dati e grafici; troppo spesso con schermaglie che esulano dalla gestione della res pubblica. La Chiesa, dal canto suo, attraverso la voce profetica di papa Francesco e l’impegno di tante realtà di consacrati e di laici, sta cercando di testimoniare, ribadire e evidenziare l’imprescindibile ricchezza della persona umana, qualunque siano la provenienza e la religione professata. I confini li abbiamo creati noi. Le differenze, che da bambini non conosciamo, le instillano le nostre culture malate di introversione. Il voler essere rapidi giudici della storia è mera illusione. Il problema di fondo è che questo mondo nel suo complesso è diventato cronicamente sordo al grido dei poveri, dell’umanità che continua come in passato a presentarsi alla nostra porta. Ci comportiamo come spettatori ingabbiati e ben sigillati da sicurezze di comodo, ci disegniamo una realtà su misura, del tutto ideale, dove il mondo inizia e termina dove diciamo noi, seguendo alla lettera solo i nostri criteri.

Il tempo pasquale che viviamo è per sua natura carico di speranza, un incentivo a continuare il cammino di testimonianza, forti della nuova vita in Cristo nella quotidianità di ogni essere umano. Certamente i tempi attuali non sono facili: le immagini dei nuovi martiri che si susseguono sotto i nostri occhi ci lasciano interdetti, ci trovano impreparati, incapaci di reagire adeguatamente, tanto è inaudita la barbarie che è perpetrata nei confronti dei cristiani, spesso giovani come nel caso del Kenya. Anche in ambito ecclesiale si levano proclami per un contrattacco di pari misura, una risposta ferma e, se occorre, armata.

“Non si può morire di speranza!”, così si esprime chi, operando al fianco dei migranti e dei rifugiati, cerca di alzare la voce in loro difesa. I tragici naufragi nel Mediterraneo, le morti nel deserto tra Messico e Stati Uniti, gli esodi dalla propria patria, violenti e spesso senza futuro, in Medio Oriente e in Africa: sono questi i tratti drammatici ed attuali di un quadro più grande e sfaccettato che rappresenta il mondo della mobilità umana. Chi crede, però, che la vita porta in sé le energie e le possibilità di guardare con speranza al futuro non si può rassegnare ad essere spettatore attonito di questo ennesimo dramma.

C’è un passo del Vangelo che sempre risuona in chi sceglie di servire la causa dei migranti: «Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi» (Mt 25,35-36). E questa la Magna Charta, possiamo dire, per una Chiesa che sceglie di essere “senza frontiere, madre di tutti’; come ricorda papa Francesco nell’annuale messaggio per la 101a. Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato. Il mondo nel quale viviamo, grazie a uomini e donne di buona volontà, traduce poi questo passo evangelico attraverso il duplice concetto della cultura dell’accoglienza e della solidarietà. Così anche in un’epoca come la nostra, caratterizzata da vasti fenomeni migratori, si riconosce ad ognuno il proprio posto, scegliendo di oltrepassare diffidenze e ostilità, sospetti e pregiudizi che si oppongono alla provocazione evangelica.

Che cosa dobbiamo aspettarci di nuovo? La domanda non vuole di certo appannare le prossime feste natalizie, ma le vicende del mondo intorno provocano la mente e il cuore di chiunque vive con i piedi saldi a terra in questa storia e con lo sguardo ben aperto verso la realtà. Migranti che in varie parti del mondo, ed in numeri sempre più alti, rischiano e perdono, spesso, la vita ricercando un po’ di speranza; vecchie e nuove malattie erigono muri di diffidenza tra le nazioni, istillando un clima di sospetto e continuo; le nazioni che avevano sognato una reale primavera di democrazia si ritrovano nel più duro e gelido “inverno delle libertà”. In questo clima splende “la” stella, l’unica che segna il cammino, che indica una meta da raggiungere per tutti, nessuno escluso: è questo l’astro che, se guardiamo bene, sta illuminando il rinnovamento nella Chiesa, portandola sempre più verso l’incontro con il mondo ed offrendole l’opportunità di mostrare un volto materno, intrecciato con le storie di ognuno. Lasciamo, dunque, che le nostre tenebre siano squarciate dal Dio-bambino, proprio come i nostri padri nella fede hanno chiesto e
invocato, per secoli, in paziente attesa; cerchiamo di costruire relazioni sempre nuove ed autentiche, senza venir meno a quell’indole umana che diviene matura proprio nell’incontro con l’altro e con l’Altro. li “Nuovo• accade ogni giorno, sotto i nostri occhi: Natale il promemoria per eccellenza.

Era il 3 ottobre del 2013 quando l’ennesima “carretta del mare”, stracolma di migranti tentava la traversata del Mediterraneo, ma questa volta il numero dei “salvati” risultò drammaticamente lontano dai 366 morti recuperati, senza contare i dispersi. Un mare che ad un anno di distanza non ha smesso di essere teatro di vita e di morte, di speranza e di disperazione; un braccio di mare simile ad altri scenari nel mondo: il deserto tra Messico e Stati Uniti d’America, dove quotidianamente in tanti tentano di raggiungere il loro “Eldorado”, o il vicino Oriente, da cui fuggono le popolazioni vittime di guerre sanguinose. Con questi ultimi il “Mare Nostrum” ha in comune l’essere percorso da un’umanità desiderosa di un riscatto nella vita, di una seconda possibilità, disposta a rischiare tutto, è proprio il caso di dirlo, pur di riuscire a guardare al futuro. Questo è solo un lato della medaglia, però, perché ciò che attende migliaia, milioni di migranti è ancora troppo spesso il muro della paura e del pregiudizio. Troppe volte si ripetono scene di intolleranza o di disprezzo, causate anche dalla crisi economica che non dà respiro a nessuno e che restringe la visuale, provocando il rigetto del “diverso”. Papa Francesco, dal canto suo, continua a ribadire che il volto del cristiano deve incrociare il volto dei poveri di questo nostro mondo, fuggendo la tentazione di guardare altrove. Molte saranno le celebrazioni del primo anniversario della tragedia di Lampedusa che i media, sicuramente, non mancheranno di propinare con dovizia di particolari: l’augurio che rivolgo a voi lettori è quello di tenere ben aperti gli occhi su questa umanità che bussa alle nostre porte, di provare a porsi un attimo nei suoi panni e, solo allora, di prendere una posizione che certamente sarà consapevole e responsabile.

Il mese di maggio porta alla memoria l’immagine della Vergine Maria: ecco perché le dedichiamo l’inserto di questo numero, facendo un viaggio tra le diverse rappresentazioni che i popoli e le culture del mondo ci regalano. Un volto, quello della Madonna, segnato dalla vocazione unica ricevuta dal Oadre altissimo, fatta delle meraviglie, suscitate dal Mistero che l’ha avvolta, dall’interminabile “statio” ai piedi della croce, per giungere confermata nella fede dalla Risurrezione di quel Figlio che dona ai suoi lo Spirito. Allo stesso modo il beato Giovanni Battista Scalabrini, guardando Maria, invita a fare di tutto per “arricchire l’anima vostra delle sue virtù; se l’amate non vi sarà difficile, perché l’amore spinge all’imitazione e produce somiglianza. Fissate gli occhi nelle virtù di Maria, osservate come ella si regola e studiatevi di ritrarle in voi stessi («Chiusa di Maggio 1870», AGS 3017/2). Domenica 1 ° giugno ricorre il 109° anno dalla morte del nostro Fondatore: forti del suo esempio e delle sue parole, che ci invitano a riprodurre in noi i tratti della Madre di Dio, non possiamo ignorare il grido di tanti migranti che ancora chiedono pace, giustizia, o semplicemente un luogo che sia “casa”. Tra questi vi sono molti bambini che stanno scontando i gesti sconsiderati ed egoisti degli adulti: Maria ci insegni come farci prossimi di tutti questi fratelli, sorelle e figli nella prova, pronti a dare un po’ della nostra vita per la realizzazione di un mondo nuovo.

Un nuovo anno porta sempre aspettative e progettualità, così il 2014 appena iniziato: credo che, nel guardare avanti con fiducia, la nostra fede dovrebbe aiutarci a leggere ed interpretare con saggezza la storia, sia che essa proceda senza sobbalzi sia quando essa prende strane svolte, se non proprio pendenze rovinose. Ed allora lanciamoci con l’ardire evangelico di papa Francesco verso il futuro! Mai più morti imbarazzanti tra le umane frontiere, mai più un parlare superficiale dei “grandi” che promettono accoglienza per chi bussa alle porte, ma poi si rimangiano tutto; mai più cristiani che non sono curiosi di scoprirsi nell’altro, in chi la pensa in maniera diversa o mostra sulla pelle la ricchezza della creatività di Dio; mai più una Chiesa incapace di compassione e misericordia, che ha dimenticato come parlare ai piccoli per farsi capire dagli adulti.

I migranti e le loro drammatiche vicende sono più che mai in primo piano nella cronaca quotidiana, insieme alle risposte incerte degli Stati al complesso tema della mobilità umana. I tragici fatti di Lampedusa, le centinaia di morti nel Mediterraneo hanno, infatti, attirato l’attenzione dei media di tutto il mondo. E poi? Purtroppo sembra che tutte quelle vite, interrotte spesso in tenerissima età, non riescano a scalfire gli interessi primari di chi governa. Le parole di papa Francesco -“Vergogna!”- pronunciate in quell’occasione con estrema libertà e con il cuore in mano, avendo scelto di farsi prossimo di ogni abbandonato, rimbombano sia come pesanti condanne sia come sprone a compiere quel fatidico passo in avanti, di concreta prossimità. E in mezzo a questo mondo in fuga, che soffre e troppo spesso non riesce ad intravedere il futuro, ci avviciniamo a celebrare un altro Natale, un altro luccichio di festa dove “tutti – si ripete da sempre – siamo più buoni”. Scegliamo, dunque, di fare spazio quest’anno ad un Dio-bambino dal volto eritreo, siriano, nord-africano in spirito di rinnovata fratellanza, perché 2000 anni fa, Gesù si è fatto uomo per cambiare la storia, per ricordare ad ogni persona “il” senso nascosto in ogni esistenza, che è l’occasione per imparare ad amare e condividere finché camminiamo su questa terra, ma con lo sguardo all’eternità.

Pubblicazioni monografiche
Monografie
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2025 Lorenzo Prencipe, Matteo Sanfilippo Nel primo quarto del nostro secolo la produzione di libri e articoli sull’emigrazione italiana è stata consistente per una serie di cause cui possiamo soltanto accennare in questo nostro compendio statistico. Se vuoi consultare la pubblicazione clicca qui: |