
Nuovo report: UNICEF lancia “La nostra voce conta”
Nel contesto attuale di migrazioni complesse e vulnerabilità crescenti, il nuovo rapporto dell’UNICEF La nostra voce conta si presenta come uno strumento cruciale non solo per fotografare le condizioni di adolescenti e giovani migranti e rifugiati/e in Italia, ma anche per ribaltare la logica dell’osservazione passiva, restituendo finalmente la parola a chi vive in prima persona l’esperienza migratoria.
Basato sui sondaggi realizzati nel 2024 attraverso U-Report On The Move – una piattaforma digitale di ascolto e partecipazione promossa dall’UNICEF – il report dà voce a oltre 18.000 giovani iscritti, raccogliendo dati preziosi su aspetti fondamentali come sicurezza, discriminazione, salute mentale, accesso all’istruzione e ruolo dei tutori volontari.
Una realtà ancora segnata da esclusione e insicurezza
I dati emersi delineano un quadro chiaro e preoccupante: il 32% dei partecipanti evita determinati luoghi per paura di aggressioni o discriminazioni, una percentuale che sale significativamente tra le ragazze. Il genere, il colore della pelle e la religione sono fattori chiave che influenzano la percezione soggettiva di insicurezza e vulnerabilità. Questo sentimento si riflette anche nei livelli di fiducia verso le istituzioni e nelle difficoltà quotidiane legate all’integrazione.
La discriminazione intersezionale: un ostacolo persistente
Quasi la metà dei giovani intervistati percepisce atteggiamenti di sospetto o paura nei propri confronti da parte della cittadinanza. La discriminazione basata sul colore della pelle (39%) e sulla religione (6%) è ancora diffusa, e solo il 18% dichiara di percepire atteggiamenti empatici. L’esperienza migratoria si accompagna così a una doppia fatica: quella di ricostruire un’esistenza dignitosa in un nuovo Paese e quella di dover costantemente legittimare la propria presenza.
Salute mentale: un’urgenza invisibile
Uno dei capitoli più significativi del rapporto riguarda il benessere psicosociale. Il 60% dei/delle giovani migranti e rifugiati/e dichiara che il percorso di accoglienza ha avuto un impatto negativo sulla propria salute mentale. Nonostante il 46% riconosca l’importanza di chiedere aiuto, solo una minoranza ha effettivamente avuto accesso a servizi di supporto psicologico. Le barriere linguistiche, la mancanza di informazioni e la paura del giudizio contribuiscono a una silenziosa crisi di salute mentale, che resta largamente sottovalutata.
Istruzione e lingua: diritti disattesi
Il 31% dei giovani migranti non è inserito in alcun percorso educativo. Chi riesce ad accedere al sistema scolastico spesso deve affrontare lunghi tempi di attesa e inizia lo studio dell’italiano con mesi di ritardo. Questo compromette il processo di inclusione e accentua la marginalizzazione, specialmente nei primi mesi di permanenza.
Partecipazione attiva e tutela: strumenti di cambiamento
Una delle grandi forze del progetto U-Report On The Move è la centralità della partecipazione giovanile. Il rapporto non si limita a raccogliere dati, ma coinvolge attivamente i/lle giovani nelle fasi di progettazione, analisi e condivisione dei risultati. Significativo anche il focus sui tutori e le tutrici volontarie, considerati da molti come figure chiave nel processo di integrazione e autonomia. Tuttavia, il report evidenzia anche la scarsa conoscenza del loro ruolo e l’urgente bisogno di formazione e riconoscimento istituzionale.
Raccomandazioni chiare, azioni possibili
La nostra voce conta si conclude con una serie di raccomandazioni rivolte alle istituzioni italiane, che toccano tutti gli ambiti esplorati: rafforzare l’accesso a servizi sanitari e psicologici, promuovere campagne contro la discriminazione, garantire un’istruzione accessibile, migliorare la tutela volontaria, e, soprattutto, ascoltare le proposte dei giovani stessi. Il documento si muove in linea con la Convenzione ONU sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza, ribadendo il principio dell’ascolto come cardine delle politiche pubbliche rivolte a minorenni e giovani.
Un esempio concreto di democrazia partecipativa
In un panorama spesso segnato da politiche emergenziali, numeri e stereotipi, La nostra voce conta si distingue per la sua capacità di restituire centralità e dignità ai/lle giovani migranti e rifugiati/e. La partecipazione non è trattata come un elemento decorativo, ma come fondamento di un approccio trasformativo e realmente inclusivo. Il progetto dimostra che non solo è possibile ascoltare, ma che è indispensabile farlo se si vuole costruire un sistema di accoglienza efficace, equo e umano.
Conclusione
Il rapporto UNICEF non è soltanto un documento statistico, ma un manifesto per un nuovo approccio alle politiche migratorie in Italia: centrato sulla dignità, sulla partecipazione e sulla giustizia sociale. In un’epoca in cui le voci dei/lle giovani migranti vengono spesso silenziate o strumentalizzate, La nostra voce conta ne afferma, con forza e chiarezza, il diritto non solo a essere ascoltati, ma a contribuire attivamente alla costruzione del loro futuro e del nostro presente collettivo.
Per leggerlo clicca qui:
(Carola Perillo)



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