Scalabriniani la Rivista- maggio – giugno – 1998 – n. 3

La cronaca fa spesso ricadere sullo straniero la colpa di un malessere generalizzato, di pregiudizi e di una infondata paura. “Paura e pregiudizi che non hanno altro fondamento che il proprio egoismo” (Id.). Non vogliamo soffermarci sugli esempi oscuri che abbondano e di cui siamo testimoni. La storia delle migrazioni, è vero, è avvolta in tante ombre. Le vicissitudini delle migrazioni, colte con stimoli che tendono alla creazione di un’autentica società, giusta e solidaria, possono convertirsi in strumenti efficaci per il suo consolidamento. In esse la Chiesa scopre la sua immagine di pellegrina e di segno sacramentale della unità di tutto il genere umano” (Giovanni Paolo 11- Giornata del Migrante -31-7-1992). Proprio qui ricade la responsabilità della società e della Chiesa: ricercare e cogliere ciò che negli avvenimenti dell’emigrazione possa essere costruttivo e fecondo. Lungo i secoli non mancarono esempi. L’emigrazione italiana è particolarmente ricca e costituisce una delle pagine più vive della storia del nostro paese. Tutte le famiglie sono state interessate e coinvolte in questa esperienza. Le sofferenze, i costi umani, le speranze e le lotte per superare lo stato di crisi e di povertà, il cammino percorso per l’integrazione nella nuova società senza perdere la propria identità ci mostrano la sua vitalità, la sua ricchezza e il suo dinamismo.