
Recensione di Scalabriniani 3-2025: una pace disarmata e disarmante
Il numero 3/2025 (maggio – giugno) della rivista Scalabriniani segna il passaggio da Francesco a Leone: un Papa per la Chiesa e per il mondo.

Il numero 3 del 2025 della rivista Scalabriniani si presenta come un’edizione storica, intensa e necessaria, dedicata interamente al passaggio epocale dal pontificato di Papa Francesco a quello del neoeletto Papa Leone XIV. Con uno sguardo profondamente empatico e teologicamente consapevole, la rivista raccoglie e rilancia l’eredità di un pontefice che ha trasformato il volto della Chiesa, soprattutto nel suo rapporto con il mondo migrante.
Un addio che è un testimone
L’articolo introduttivo è un toccante omaggio al carisma e alla missione di Bergoglio. Il tono è commosso ma non retorico: Francesco viene ricordato come il pastore delle periferie, colui che ha dato voce a chi non ne aveva, che ha costruito ponti tra il Vangelo e il dolore del mondo. Il linguaggio, semplice e profondo, riesce a restituire l’essenza di un pontificato vissuto accanto agli ultimi, ai migranti, ai poveri. Le parole usate non sono solo aggettivi elogiativi, ma evocazioni concrete di gesti, scelte, visite e denunce profetiche.
L’annuncio dell’elezione di Papa Leone XIV non è trattato come una discontinuità, bensì come una staffetta spirituale e pastorale. Il riferimento al nome scelto — Leone, in memoria di Leone XIII e della Rerum Novarum — evidenzia la volontà di proseguire nel solco della dottrina sociale della Chiesa, offrendo una continuità di visione fondata sulla giustizia e sulla dignità umana.

L’eredità di Francesco, tra profezia e responsabilità
L’articolo di Lorenzo Prencipe, missionario scalabriniano e presidente del CSER, ci offre con rigore analitico e slancio profetico un contributo determinate: Francesco e i migranti: quale eredità?
Questo articolo non si limita a ricordare l’impegno del Papa defunto, ma lo interpreta in profondità, smascherando ogni possibile uso strumentale della sua figura. Prencipe denuncia con coraggio l’ipocrisia di quanti oggi elogiano Francesco, dopo averne osteggiato il pensiero e le azioni quando era in vita.
L’articolo è una vera e propria mappa etico-politica per la Chiesa e per il mondo: partendo da una visione antropologica dei migranti come “testimoni di speranza”, l’autore elenca con chiarezza ciò che contraddice la prospettiva cristiana dell’accoglienza e dell’incontro. Dalle politiche securitarie ai rimpatri forzati, dall’indifferenza ideologica alla strumentalizzazione dei poveri, Prencipe pone il lettore di fronte a un bivio di civiltà: o l’incontro, o lo scontro.
Una teologia dell’umanità in cammino
Tra i passaggi più forti della rivista, si impone l’elaborazione di una vera e propria “teologia dell’ospitalità”, che si declina attraverso alcune convinzioni di fondo. La narrazione si fa spirituale e profetica: l’accoglienza dello straniero è radicata nella tradizione biblica dei tre monoteismi; lo stile di Dio è quello della compassione e della tenerezza; il Mediterraneo da culla di civiltà rischia di diventare una fossa comune dell’umanità.
Sono affermazioni che non si limitano a indignarsi, ma spingono all’azione: dall’apertura delle chiese e delle case all’ascolto dei migranti, dalla necessità di politiche migratorie legali e giuste alla promozione della convivialità delle differenze come risposta alle chiusure identitarie. La rivista chiude così il cerchio tra la spiritualità e l’impegno, tra la fede e la giustizia.
Un numero da custodire
Questo numero di Scalabriniani non è solo un tributo alla memoria di Papa Francesco, ma un manifesto per il futuro. Non si limita a commemorare, ma interpella. Non idealizza, ma indica una rotta. In un’epoca segnata da paure, nazionalismi e nuovi muri, le pagine della rivista suonano come un invito forte a “non restare neutrali”.
Il tono è alto, ma accessibile; i contenuti sono densi, ma ben articolati; la visione è cristiana, ma universale.
Chiunque abbia a cuore il destino umano e spirituale dei migranti troverà in questa edizione non solo una riflessione, ma una chiamata. Una chiamata ad essere — come il Papa defunto e quello appena eletto — costruttori di ponti, sentinelle dell’umano, tessitori di fraternità.
A-Dio, Francesco. E grazie.
Leone XIV saprà raccogliere la tua eredità e rilanciarla, con lo stesso respiro evangelico.
Per leggere l’articolo integralmente:
Francesco e i migranti: quale eredità? | CSER
(Carola Perillo)


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