
Oltre la dicotomia criminale-vittima: le donne nigeriane e la migrazione in Europa da SE 238/2025

Challenging the Criminal Victim Dichotomy: Rethinking Nigerian Women’s Migration Experiences in Europe and Trafficking Narratives
Le narrazioni sulla tratta e la migrazione femminile nigeriana in Europa continuano a muoversi lungo uno schema rigido: da un lato le vittime passive, dall’altro le criminali senza scrupoli. Questa visione binaria, però, oscura la complessità delle vite reali.
In un recente articolo pubblicato su Studi Emigrazione (n. 238/2025), Milena Rizzotti e Calogero Giametta (University of Leicester) mettono in discussione questa semplificazione, mostrando come le esperienze migratorie siano intrecciate a dinamiche di debito, parentela simbolica, aspettative familiari e strategie di sopravvivenza.
Attraverso ricerche condotte in Italia e Francia, gli autori evidenziano che la relazione tra le cosiddette madam e le migranti è spesso vissuta non solo come vincolo, ma anche come opportunità di mobilità. Le donne protagoniste di queste storie non possono essere ridotte a stereotipi “vittime o carnefici”: le loro storie sono fatte di ambivalenze, scelte difficili e resilienza.
Il problema, sottolineano Rizzotti e Giametta, è che i sistemi europei di asilo e giustizia operano in un clima di sospetto strutturale, riconoscendo protezione solo a chi rientra nello stereotipo della “vittima ideale”. Così, molte esperienze rimangono invisibili o vengono ridotte a colpevolezza penale.
Superare questa dicotomia significa ripensare le politiche migratorie e anti-tratta, ascoltando le narrazioni delle donne e riconoscendo la loro agenzia, invece di incasellarle in categorie prefissate.
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(Carola Perillo)


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