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Studi Emigrazione n° 226/2022

Studi Emigrazione Anno LIX: 226/2022

Il secondo fascicolo dell’annata è nato come un numero miscellaneo, ma si è progressivamente focalizzato sulle dimensioni e i pericoli delle migrazioni odierne. Per esempio, il primo articolo (Dichotomy between transnational orientation and social integration? The case study of the Russian community in South Tyrol, di Mirjam Gruber, Giulia Isetti e Anja Marcher) è dedicato all’inserimento di una piccola comunità di origine russa nella provincia di Bolzano, ma finisce per mostrare come i problemi di questo gruppo, già grandi in tempi normali, siano divenuti maggiori nella congiuntura bellica attuale. A sua volta il secondo articolo (Io…il Calabrinese. Esempi di diaspora e transnazionalismo nelle comunità cinesi di Calabria, di Domenico Antonio Barbuto) discute quanto sia complicata l’integrazione per i cinesi migrati in quella regione (e come sia difficile entrare in contatto con loro, pur conoscendone la lingua). Il terzo poi affronta un vecchio tema (Sull’accoglienza degli immigrati in Italia oggi: quanto e come vale il richiamo agli emigranti italiani di un tempo, di Francesco Paolo Cerase) e arriva presto al punto dolente: fra Otto e Novecento gli italiani che andavano in America partivano per sfruttare le potenzialità di economie in crescita, mentre chi arriva oggi in Italia trova un Paese in decrescita.

Il quarto testo (The impact of the novel Coronavirus on migrant workers in the GCC countries, di Martin Baldwin-Edwards) riprende un tema cui il Centro Studi Emigrazione di Roma ha già dedicato due rapporti, editi quest’anno e l’anno scorso, e analizza la reazione dei Paesi del Golfo alla recente pandemia. In quell’area geografia politiche del lavoro apertamente discriminatorie hanno fatto sì che alla fine i migranti non solo abbiano corso gravi pericoli, ma si siano trovati senza lavoro e senza casa. Pure il quinto e il sesto testo analizzano il versante dei pericoli e della discriminazione, ma affrontandone il versante giuridico. Il primo (“Trafficked smuggling” dynamics. Conceptual overlapping and gaps impacting on human rights, di Isabella Corvino e Francesca Napoli) rileva quanto si sia ancora in ritardo per fermare la tratta di migranti, mentre il secondo (The pushback practice in Hungary: Legalising the illegal?, di Beya Amouri) sottolinea come l’Ungheria non voglia proprio ricevere migranti, soprattutto se si tratta di persone in fuga, e quindi coarti qualsiasi normativa europea.

Gli ultimi due articoli si incentrano su due aspetti di una stessa realtà. Uno (“Caminantes venezolanos”. Imaginarios del destino de migrantes en tránsito por Colombia, di Felipe Aliaga Sáez, Angelo Flórez De Andrade, Franklin Díaz Medina e Jeison Arias Ricardo) analizza i questionari riempiti da chi è fuggito a piedi dal Venezuela ed è giunto in Colombia dopo una prova assai dura. L’altro (Feminización de la migración venezolana documentada en su punto de origen durante 2018 y 2019, di Neida Albornoz-Arias, Rina Mazuera-Arias e Miguel Ángel Morffe Peraza) verifica quanto sia cresciuta la componente femminile di questa diaspora flusso e quanto sia pericolosa tale esperienza.

Questo numero trilingue, i contributi sono infatti in italiano, inglese e spagnolo, offre dunque una panoramica generale che dalla Penisola si muove a tutta l’Europa per poi spostarsi all’Asia e alle Americhe.

Matteo Sanfilippo