Il 3 ottobre del 2013, un’imbarcazione partita dalla Libia si inabissa vicino le coste di Lampedusa. Le vittime alla fine saranno 368. È una delle peggiori tragedie della storia quando si parla di immigrazione.
Sono le 4 e 30 di mattina del 3 ottobre 2013. Esattamente 10 anni fa. Quando un’imbarcazione con a bordo tra le 520 e le 550 persone, partita qualche ora prima dalle coste della Libia, si rovescia a poche centinaia di metri dall’Isola dei Conigli. Gira su se stessa e cola a picco. A nulla sono valsi i tentativi di aggrapparsi a parti del relitto, e l’intervento di alcuni pescatori attirati dalle grida: il bilancio è pesantissimo. Le vittime alla fine saranno 368. Di cui la stragrande maggioranza proveniente dall’Eritrea (360, gli altri 8 dall’Etiopia).
La mattina del 3 ottobre 2013 il mondo si sveglia in stato di shock; per l’ennesima volta assiste impotente alla tragica fine di persone innocenti, colpevoli solamente di essere fuggiti da una situazione insostenibile. E immediatamente si è alzata la solita nube di sdegno, di rabbia, di compassione e di condanna. Così come immediata è stata la risposta della politica: il Naufragio di Lampedusa ha infatti dato il via all’operazione Mare Nostrum.
Ma quindi, in questi 10 anni, qualcosa è cambiato?
Se andiamo ad analizzare i dati, molto poco. Forse niente. Secondo l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (Oim) dal 2014, cioè da subito dopo il Naufragio, i morti (e i dispersi) nel Mediterraneo sono 26.089. Nei primi 6 mesi del 2023, siamo già a 1300. Nessuna inversione di rotta, quindi.
E non è cambiato nemmeno quel senso profondo di continua sorpresa, di totale mancanza di preparazione e organizzazione che riemerge ogni qualvolta si assiste a tragedie di questo tipo. Questa sensazione è rimasta praticamente inalterata.
Ciò che è cambiato sono i governi, italiani ed europei, che si sono succeduti da allora; sono cambiate le personalità di riferimento che, di volta in volta, hanno cercato di cambiare una situazione difficile, complicata e che, alla fine, non è cambiata. È ancora lì, identica, a come lo era dieci anni fa.