
Recensione: Identità da consumare.
Federico Chiaricati, Identità da consumare. L’alimentazione nelle comunità italoamericane tra interessi economici e propaganda politica (1890-1940), Roma, Viella, 2023
Quando nel 1998 Donna R. Gabaccia pubblicò We Are What We Eat: Ethnic Food and the Making of Americans (Cambridge MA: Harvard University Press) non sapeva di aprire un settore di sicuro e duraturo successo, che avrebbe presto coinvolto studiosi del Vecchio e del Nuovo Mondo spostando di volta in volta l’attenzione su Paesi e periodi storici diversi. Appena tre anni dopo, nel 2001, Simone Cinotto pubblicò Una famiglia che mangia insieme: Cibo ed etnicità nella comunità italoamericana di New York, 1920-1940 (Torino: Otto) e così inaugurava la sua futura carriera di professore ordinario all’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo. In seguito le sue inchieste, oltre ad approfondire altri aspetti (il vino, ad esempio) delle diete italo-statunitensi, lo avrebbero spinto a indagare su altre realtà, si pensi al suo libro del 2024 Gastrofascism and Empire. Food in Italian East Africa, 1935-1941 (London: Bloomsbury Publishing). Nel frattempo al tema è stata dedicata una rivista specializzata Global Food History della Taylor & Francis e soprattutto vi sono stati alcuni aggiustamenti di prospettiva. Da un lato, infatti, si è fatto caso soprattutto al contesto commerciale (vedi, ad esempio, Elizabeth Zanoni, Migrant Marketplaces of the Americas: Italians in North and South America, Urbana: University of Illinois Press, 2018, nonché numerosi articoli di Stefano Luconi dei primi anni del secolo), dall’altro a quello culturale (cfr. The Bloomsbury Handbook of Food and Material Cultures, a cura di Irina D. Mihalache ed Elizabeth Zanoni, London: Bloomsbury Publishing, 2023).
L’alimentazione come elemento culturale
Queste nuove strade sono affrontate anche nel libro qui recensito, che ha avuto una lunga gestazione prima come tesi di dottorato e poi attraverso una serie di articoli. L’autore spiega perché ha scelto e si è mantenuto fedele a questo tema: «L’alimentazione, come la lingua e la religione, è infatti uno degli elementi maggiormente caratterizzanti di un gruppo e, nonostante sia soggetta a cambiamenti e ibridazioni, l’illusione di seguire una tradizione crea il mito dell’autenticità e dell’idea di staticità temporale». Tale richiamo fa risuonare un’eco oggi, dopo tutte le discussioni degli antropologi sull’invenzione dell’amatriciana: piatto autoctono o piatto “americano”? Inoltre il mercato del cibo, che sia originario o reinventato, ha una dimensione commerciale non trascurabile. Il cibo e i suoi ingredienti sono prodotti, venduti e soprattutto pubblicizzati: una dimensione quest’ultima cui il volume accorda molto spazio. D’altra parte proprio la pubblicità sulla stampa ha garantito a Chiaricati una fonte di informazione illimitata.
(Matteo Sanfilippo)


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