
Ecco il n. 237/2025 di Studi Emigrazione
Questo numero di studi emigrazione è dedicato alla memoria di Francesco Surdich, storico delle esplorazioni scomparso il 5 agosto del 2024. Matteo Sanfilippo ( curatore del volume) ricorda nella sua introduzione quanto fortemente era stato voluto questo volume su Genova da Francesco Surdich.
Genova, porta e porto di migrazioni
Matteo Sanfilippo
Il numero 237 (genn.-marzo 2025) di Studi Emigrazione riprende il progetto Ponti di dialoghi, volto a evidenziare come le maggiori città italiane siano state nell’ultimo millennio luoghi di partenze e di arrivi. Per quanto riguarda Genova e la Liguria, l’area regionale prescelta per questo fascicolo, tale duplice ruolo è evidente: non solo il porto genovese è stato per secoli l’unico porto transoceanico della Penisola, ma ha beneficiato di una rete di porti minori disposti lungo le riviere di Levante e di Ponente. Questo sistema portuale si estende per i circa 240 km di costa, mentre la profondità verso l’interno arriva a un massimo di 35 km essendo bloccata da Appennini e Alpi liguri.
Genova è probabilmente un centro di scambi già in epoca preromana e dal V secolo a.C. è dotata di un grande porto, che ne ha potenziato la capacità commerciale e demografica. Agli inizi dello scorso millennio la repubblica genovese inizia ad asservire tutta la costa e a espandersi nel Mediterraneo, tramite i commerci e la fondazione di colonie. Poi si affaccia sull’oceano Atlantico, come comprova la genovesità di Cristoforo Colombo.
Grazie a questa lunga fase di predominio dei mari sin dal medioevo la città attira popolazione dall’interno della Penisola (Enrico Basso) e da tutto il bacino del Mediterraneo (Andrea Zappia e Antonio Musarra), garantendo loro una serie di mestieri navali, ma divenendo anche mercato di schiavi. Nell’età moderna prosegue ad attrarre grazie a questo doppio binario: si creano insediamenti mercantili per gestire i traffici marittimi (Carlo Taviani) e si richiamano lavoratori da un retroterra che si estende progressivamente sino alla Svizzera (Stefania Bianchi).
Nell’Ottocento Genova ha perso la propria libertà, occupata dai francesi è poi ceduta ai Savoia, ma diviene prima il porto del Regno di Sardegna e poi quello del regno d’Italia. Richiama allora una massa che salpa verso nuovi traffici, nonché verso nuove terre (la grande migrazione transoceanica da Italia, Svizzera e Austria). Allo stesso tempo nascono le infrastrutture di sostegno del porto e delle attività navali: Genova diventa così, e lo è per almeno un secolo, la terza città industriale d’Italia e un magnete immigratorio. Persino quando il sistema portuale-industriale crolla e la città decade, essa e tutta la regione proseguono a richiamare popolazione dalla Penisola e da luoghi ancora più lontani, si pensi all’immigrazione sudamericana in parte legata al ritorno degli antichi migranti verso quel subcontinente (Salvatore Palidda e Francesca Martini).